Associazione a delinquere finalizzata alla truffa, questa l'ipotesi con cui la procura di Forlì ha deciso di riaprire il caso sulla morte di Marco Pantani. E' la seconda inchiesta sulla scoparsa del Pirata che viene aperta dopo quella della prcoura di Rimini dello scorso settembre.
I FATTI
Il 5 giugno 1999 alle ore 7,25 nell'Hotel di Madonna di Campiglio, Pantani, che si avvia a stravincere l'82imo Giro d'Italia, viene fermarto dopo un controllo antidoping. Il valore dell'ematocrito, ossia il numero di globuli rossi presenti nel sangue, segna 52%. Ben due punti superiori al limite consentito. Marco è furioso, la sera prima un auto controllo segnava come valore 48%, risultato ottenuto qualche ora dopo la squalifica all'ospedale di Imola. L'ipotesi dello staff è che la provetta sia stata riscaldata per alterare i valori, tanto che le piastrine riportavano numeri sballati.
IL PERCHE'
Per ora il Procuratore capo Carlo Sottani si muove nel campo delle ipotesi.
PROSSIMO STEP
L'inchiesta è solo all'inizio, il procuratore Sottani ha in scaletta una lunga serie di interrogatori. Da subito informato il collega Giovagnoli che parallelamente sta indagando su cosa sia successo la notte del 14 febbraio 2004. Tra la sua morte, avvenuta cinque anni dopo e le minacce per ora non sembra esserci ancora un'ipotesi processuale di relazione diretta. Ma la Procura di Rimini ha riaperto anche questo caso, nell'ipotesi che Pantani non sia rimasto vittima del suo finire nel tunnel della dipendenza smodata dalla cocaina, ma che sia stato invece fatto fuori, con un'altra macchinazione per depistare le indagini.