Pallanuoto, il campionato fa 100 anni e il derby torna in vasca al Foro Italico

Pallanuoto, il campionato fa 100 anni e il derby torna in vasca al Foro Italico
di Piero Mei
2 Minuti di Lettura
Sabato 13 Ottobre 2018, 11:06
La lupa e l’aquila; sembra una favola, e lo è: quella del derby che quest’anno a Roma si fa anche il bagno tra calottine e palombelle. Roma e Lazio sono di nuovo entrambe nella serie A e dunque destinate ad affrontarsi in questo campionato di pallanuoto che compie i suoi cent’anni e i più pensano che festeggerà anche il quattordicesimo scudetto a seguire della Pro Recco, il doppio della Juve, che barba. Roma e Lazio lo faranno tra i mosaici del Foro Italico e sullo schermo di Waterpolo Channel (lo streaming ufficiale su federnuoto.it) il 10 novembre e il 16 febbraio. Lì è la casa di entrambe, come il vicino Stadio Olimpico lo è per il calcio. Ma c’è un particolare che fa la differenza: le due squadre al Foro Italico si allenano e anche insieme. Le partite di allenamento sono un po’ più “feroci”, nei limiti s’intende. La Lazio ha tutti giocatori nati a Roma (“il più straniero è di Ladispoli” scherza Claudio Sebastianutti, allenatore e ds, alludendo al portiere Correggia, che è casualmente però nato a Modena), la Roma, invece, ha tre stranieri: i maltesi fratelli Camilleri e il montenegrino Paskovic, centrovasca che viene da Brescia.

L’ALLENATORE
L’allenatore della Roma, Roberto Gatto, nella Roma giocò nella stagione del ‘99, quando i giallorossi (dei quali questa Roma ha nome e lupa ma non è nel giro di Trigoria mentre la Lazio appartiene alla “più grande sportiva d’Europa”, dicono loro) vinsero il secondo scudetto della loro storia. Alcuni dei protagonisti dell’oggi neppure erano nati. Ovviamente nessuno di quelli della Lazio, che il suo solo tricolore lo vinse nel ‘56. Ne reclama un altro, quello del ‘45, che non le è riconosciuto per via della guerra: la solita storia biancoceleste. L’anima della lazialità appartiene, fra gli altri, al capitano Federico Colosimo, di fede “irriducibile”, buon per lui; quella della romanità (o si dirà “romanistità”?) potrebbe essere rappresentata da Matteo Spione, millennial del ‘99, già nel giro azzurro, figliol prodigo che la scorsa stagione contribuì, da “infiltrato”, alla salvezza della Lazio anziché alla promozione della Roma. Salvezza: ecco la parola. In fondo è questo l’obiettivo delle due squadre romane, “magari evitando i playout”, Sì, il Recco è un’altra cosa, ma il derby della Capitale è un’altra musica.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA