Scavo, amministratore McFit: «Dal Governo nessun aiuto, ci demonizzano ma le palestre sono il primo farmaco naturale contro il Covid»

Scavo, amministratore McFit: «Dal Governo nessun aiuto, ci demonizzano ma le palestre sono il primo farmaco naturale contro il Covid»
di Alberto Abbate
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Sabato 9 Gennaio 2021, 18:00 - Ultimo aggiornamento: 18:49

Piscine e palestre continuano a rimanere chiuse. Qualche barlume di speranza si accende di tanto in tanto ma nessuna certezza. Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora nel suo ultimo intervento ha parlato di una nuova speranza per la fine del mese. Molti gestori però sono al collasso. Più di qualcuno non rialzerà più la saracinesca. E questo nonostante gli investimenti fatti durante il primo lockdown per adeguarsi ai nuovi protocolli. Ne parliamo con Vito Scavo, amministratore unico Mcfit Italia, nonché Direttore Operativo della RSG Group. In pratica il braccio destro di chi nel 1997 fondò la multinazionale tedesca, ora (acquisito pure il gruppo Gold Gym, di prossima apertura anche in Italia) principale realtà nel settore al mondo.
Come state affrontando questo periodo?
“Molto duramente. Nel primo lockdown siamo stati chiusi tre mesi e un’azienda solida come la nostra è riuscita ad affrontare i danni del fatturato mancante. Ma ora anche noi stiamo soffrendo. Non siamo ancora ko, ma ci vorranno 3-4 anni per tornare ai livelli pre-Covid. In Italia abbiamo 36 centri chiusi. Diciamo che la prima chiusura è stata uno schiaffo, la seconda un pugno allo stomaco che stiamo sentendo. Nonostante questo e la mancanza di introiti, ci stiamo portando avanti per i nostri clienti per quando torneremo in azione. Ci stiamo muovendo sul restyling dei centri più datati e proseguendo i lavori dei nuovi 7 centri che apriremo a Roma (Tiburtina), Torino, Padova e Milano”. 
Ristori dal Governo? 
“E’ come se non avessimo ricevuto nulla. In Italia il mercato del Fitness è composto da circa 100mila centri sportivi che creano un indotto di 10 miliardi di euro. Ne sono andati in fumo la metà, 5 miliardi, con la chiusura per sei mesi. Questo mercato è composto tra l’altro da diverse realtà, noi siamo un’impresa commerciale a tutti gli effetti. Noi non siamo un Asd o Ssd, che ha determinate agevolazioni fiscali. I ristori che abbiamo ricevuto non possono essere considerati tali, il Governo non ci ha aiutato. Non ci stanno minimamente aiutando dal Governo”. 
Cos’è la Fitcomm?
“Nel primo lockdown ci siamo riuniti nella Fitcomm con le altre più grandi aziende (Virgin, Palestreitaliane, Fitexpress, Orange, Prime), che non avevano una rappresentanza col Governo. Rappresentiamo una community di circa 500mila abbonati e siamo stati fra i primi a chiudere e probabilmente saremo fra gli ultimi a riaprire. Stiamo chiedendo a gran voce al Governo di farci riaprire, dopo averci fatto spendere un sacco di soldi per farci sanificare gli ambienti. Noi non siamo negazionisti, sappiamo che il virus esiste e dobbiamo stare attenti. Perché alcune imprese commerciali possono continuare e noi no quando non è stato certificato scientificamente che le palestre siano ambienti di contagio? Le palestre sono state demonizzate, invece siamo il primo farmaco naturale contro il Covid. Un fisico allenato è sintomo di salute, avere una popolazione che non è in salute costa allo Stato”. 
Quali misure avete adottato?
“Chiediamo al Governo di farci riaprire con gli ultimi provvedimenti che ci hanno fatto adottare. Sono venuti durante il primo lockdown per le ispezioni, hanno fatto le verifiche in tutti i nostri centri e non hanno trovato nulla. Abbiamo cambiato i software per verificare l’affluenza, intensificato le pulizie di notte, distanziato tutti gli attrezzi di oltre un metro, limitato le docce e gli spogliatoi. Abbiamo fatto di tutto oltre il protocollo per la sicurezza dei nostri collaboratori e dei nostri clienti. Abbiamo speso un milione di euro nella prima ondata”. 
Per fronteggiare la crisi, molte palestre si sono attrezzate con gli spazi all’aperto disponibili. Voi?
“Potevamo farlo solo per alcuni centri, ma non in tutta Italia. Quindi per garantire ai nostri clienti lo stesso trattamento, abbiamo optato per chiudere tutte le nostre palestre. Ci siamo però adoperati per offrire altri servizi. Tramite i social diamo dei consigli. In più abbiamo dato gratuitamente a tutti i nostri abbonati Cyberobics  di nostra proprietà, che contiene 100 video e corsi ondemand e settimanalmente più di 70 corsi live, visionabili tramite smartphone, tablet, pc in qualsiasi posto e in qualsiasi momento. Sono utilissimi per il pubblico femminile. La sensazione è di non essere da soli, ma in gruppo”.
Quali richieste fate al Governo?
“Sostanzialmente sono tre. Innanzitutto riaprire il prima possibile secondo i protocolli. Poi chiediamo una riforma del settore portando l’Iva al 10% e sostenendo i ristori in maniera diversa. Infine, non meno importante, portare l’abbonamento del cliente a detrazione come succede per qualsiasi tipo di farmaci. La palestra è un farmaco”. 
A Roma non siete riusciti ad aprire il centro Laurentina a fine novembre dentro il nuovo centro commerciale Maximo come previsto?
“E’ ultimato e visionabile da tutti i nostri abbonati.

Laurentina la stiamo tenendo aperta per i visitatori, ma non ci si può allenare. E questo è il solito paradosso. Perché al centro commerciale Maximo è pieno di gente per negozi. Non si può allenare in massima sicurezza, distanziati e pulire un attrezzo. Però migliaia di persone possono provare indumenti e passarseli uno dopo l’altro…”.

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