Donato: «Continuerò ad inseguire Tokyo per realizzare il mio sogno»

Fabrizio Donato
di Romolo Buffoni
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Venerdì 24 Luglio 2020, 07:30
Fabrizio Donato è rimasto a terra. Lui come migliaia di atleti ed atlete di tutto il mondo ha dovuto disfare le valigie, anzi non le ha fatte proprio: il viaggio a Tokyo per disputare le Olimpiadi è saltato da tempo, causa pandemia. Un dramma sportivo, niente rispetto alla tragedia delle centinaia di migliaia di morti. Ma pur sempre un trauma per chi si prepara per anni a un evento che richiede sacrifici. Se poi come Donato hai quasi 44 anni, sei reduce da una carriera nel salto triplo ricca di soddisfazioni (prime fra tutte il bronzo a Londra 2012 e gli ori agli Europei di Helsinki 2012 e agli Europei indoor di Torino 2009), potresti anche pensare di finirla qui. Potresti...
Donato, a quest’ora lei doveva essere a Tokyo lo sa?
«Certo che lo so. Invece sono a Rieti a vedere mia figlia Greta, 14 anni, che gareggia sui 300 metri. In fondo sempre su un campo di atletica sto».
Con tutto l’affetto per sua figlia, non è però la stessa cosa. Anche perché a lei bastava mettere piede allo stadio per vincere...
«Già. Sarebbe stata la mia sesta Olimpiade. Avrei scavalcato un mito come Mennea che si fermò a cinque. Nell’atletica sarebbe stato un record. Ma la vita è bella perché regala sempre sorprese».
Vuol dire che all’alba dei 44 anni (li compirà il 14 agosto) ancora non si è arreso? Tra un anno sarà sulla pedana del Triplo?
«Lo slittamento di Tokyo 2020 è una cosa che nessuno avrebbe mai potuto prevedere. Questa pandemia ha sconvolto tutto il mondo. Fino a fine marzo ero proteso come tutti all’appuntamento in Giappone. Poi a me mi ha messo davanti a un bivio: “sei grandicello, mi ha detto, ora che vuoi fare?” Ma mi ha anche indicato la via...».
Sarebbe a dire?
«Il mio dottore mi ha convinto ad operarmi alla schiena per risolvere un vecchio problema che mi assillava. Non c’era più tempo da perdere. L’ho vista come un’opportunità. L’intervento 35 giorni fa è andato bene, ora sono convalescente e fra 15 giorni tornerò ad allenarmi e vedremo a che punto sarò e se sarò in grado di inseguire ancora il mio sogno».
Sua moglie Patrizia Spuri è un’ex velocista di livello nazionale. Sua figlia Greta gareggia. In casa il supporto non le manca no?
«Certo, loro sono la mia curva Sud. E ci metto anche Viola, che ha solo 5 anni».
Per farcela a “tornare” a Tokyo alla soglia dei 45 anni oltre ad allenarsi ha altri accorgimenti?
«Da tempo seguo un regime alimentare studiato su misura per me, assecondando il mio patrimonio genetico. Mi segue un esperto dall’Inghilterra. Grazie a questa dieta ho risolto il problema delle infiammazioni croniche ai tendini che mi tormentava».
Non le sarà sfuggita la notizia che i Giochi rischiano di saltare anche il prossimo anno...
«Ma io a questo punto mi tappo le orecchie e ascolto solo il mio fisico. Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare e il percorso è sempre pieno di imprevisti dietro l’angolo. Ma io voglio chiudere in modo speciale la mia carriera».
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