DUE VASCHE SUPER
È guardinga anche in acqua. Ai 100 metri è quarta, quei 100 metri che erano stati il suo mezzo servizio per una stagione (anche oggi se li è previsti: che farà?). C’è la Titmus nel mirino, ha dodici anni di meno, è smagliante, ha 45 centesimi di vantaggio. E c’è la Sjostroem dalle parti di Federica. Ma tutti ricorderemo sempre le accelerazioni di Federica, il suo sprint, le sue fantastiche rimonte quando faceva staffetta da sola, come le capiterebbe ancora. Le ultime due vasche sono strepitose: 29.22 la terza e Federica è seconda; 28.90 l’ultima che nessuna farà sotto i 29. Il totale è di 1:54.22. Da quando s’è tolta il costumone, prima permesso e poi proibito, la Pellegrini non aveva mai nuotato così veloce. La Titmus, il diavolo della Tasmania, è seconda in 1:54.66, per il titolo mondiale ripassi la prossima volta, grazie, quando Federica avrà smesso, solo quando avrà smesso. Per la Sjoestroem al terzo posto, 1:54.78, c’è bisogno dell’ossigeno a bordo vasca: ecco che ti succede quando vuoi battere la Pellegrini. Prima del mancamento, Sarah aveva abbracciato Federica. Quante ne ha abbracciate cammin nuotando!
SORRISI E LACRIME
Ora è il momento della gioia e quindi quello delle lacrime. Il nono mondiale, l’ottavo sul podio, 51 medaglie internazionali, 11 record del mondo, sono numeri che commuoverebbero anche il più duro degli esseri umani. Figurarsi una ragazza di 31 anni che è insieme forte e fragile, sicura e ansiosa, timida e arrogante, una ragazza del “ma anche”, atleta e modella, show girl e ritrosa, mafaldina88 e kikkafede88 come da account social che nel secondo caso sfiorano il milione di followers, qualche hater e molti più like. Ha voglia di piangere e lo fa; ha voglia di sentirsi un po’ meno diva e un po’ più ragazza come tante. Ma non è così né lo sarà mai, perché lei è Federica Pellegrini, la donna che vinse due volte due volte a un mondiale di nuoto (le doppiette di Roma e Shaghai) e altre due volte ne vinse una, a Budapest e Gwangju, sempre tenendo presente quel mai dire mai. E restiamo ai soli mondiali, sennò sarebbero da sciorinare le Olimpiadi, gli Europei, le vasche lunghe e le vasche corte, i titoli italiani. Un elenco telefonico di quelli che non si consultano più. Magari chiedendole qual è la più bella potrebbe rispondere Roma, oppure la prossima. Chissà. Passa nella zona mista, dedicata all’informazione del dopogara: ha le scarpe in mano, trascina l’asciugamano che sembra uno strascico, sorride e piangerà dopo. La Divina, come la chiamano è “divinissima”, se la parola ammette un superlativo.
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