Nel lungo Randazzo è 7°, Bouih 8° sui 1500. Chesani in finale nell'alto. Rischio di 0 podi

Nel lungo Randazzo è 7°, Bouih 8° sui 1500. Chesani in finale nell'alto. Rischio di 0 podi
di Vanni Zagnoli
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Sabato 4 Marzo 2017, 22:57
Niente medaglie, neanche nella seconda giornata degli Europei di atletica leggera. L’Italia si deve accontentare del 7° posto del catanese Filippo Randazzo nel lungo e dell’8° di Yassin Bouih (nella foto), nei 1500.
Nel lungo c’erano enormi attese, dopo che lo stesso Randazzo, due settimane fa, ad Ancona, aveva superato gli 8 metri. Al pari di Marcel Jacobs e di Andrew Howe, fuori per 1-2 centimetri dalla finale. Randazzo deve migliorare la rincorsa, a 20 anni si ferma a 7,33, poi nullo, al terzo salto la miglior misura, 7,77. Altri due nulli e la chiusura a 7,60. 
L’oro è storico, per l’Albania, va a Smajlaj, 8,08 come lo svedese Tornèus, ma ha una seconda miglior misura: il paese d’oltre Adriatico mai aveva vinto nemmeno una medaglia, agli Europei indoor. A un centimetro c’è l’ucraino Nykyforov, ne ha appena due di vantaggio sull’8,05 saltato da Randazzo ai campionati italiani, nelle Marche. Il siciliano paga l’inesperienza e la pressione.

L’8° POSTO A 20 ANNI. Yassin Bouih, marocchino di Reggio Emilia, si difende bene per due terzi di gara, sui 1500. Non ha il passo dei grandi, al debutto in campo internazionale, si stacca nell’ultimo giro e mezzo, chiude in 3’47”95, a due secondi dal podio. Oro a Marcin Lewandoski (Polonia), argento al 20enne svedese Berglund, bronzo al ceco Sasinek, 21enne.

QUALIFICAZIONI. In mattinata, l’Italia promuove 5 dei 7 atleti. Silvano Chesani conquista senza problemi la finale dell’alto, il 2,28 è il miglior risultato stagionale per il trentino delle Fiamme Oro, che domani difenderà l’argento 2015. Non sbaglia mai, dal 2,10, cinque salti senza errori, come solo il bulgaro Ivanov e in 6 centrano la misura di qualificazione. 

Si ferma a 2,21 il ventenne bresciano Christian Falocchi, al debutto in grande manifestazione, come dimostra la ciocca di capelli mancante sul lato sinistro, quasi un rito di iniziazione. Supera i 2,10 al secondo tentativo, i 2,16 al terzo, i 2,21 al secondo. Servirebbe il 2,25, raggiunto un mese fa, ma è troppo difficile.

Nelle batterie di 60, avanzano il padovano Michael Tumi (6”69), la veronese Gloria Hooper (7”35) e Anna Bongiorni (7”42), figlia del pisano Giovanni, azzurro sino a 30 anni fa. Tumi azzecca il 7° tempo complessivo, fa sperare di ripetere il bronzo di Göteborg 2013 ma al pomeriggio fallirà nettamente. E’ settimo con 6”73, a 7 centesimi dallo svedese Rose, ultimo dei qualificati.

Nell’altra semifinale si passa con il 6”72. In finale il record di tre britannici contro tre svedesi, l’oro va a Kilty (6’54”, Gran Bretagna, già campione a Praga), davanti a Volko (prima volta per la Slovacchia in finale nello sprint) e allo svedese Hamilton.

Hooper, 25enne ghanese, è 11^, Bongiorni 22^, riscenderanno in pista domani e favorita è la tedesca Haase.
LUNGO SFORTUNATO. Laura Strati, vicentina di 27 anni, è sfortunata quanto Howe e Jacobs, sfiora la qualificazione alla finale. Salta 6.49, nullo e 6.20, è 9^ per due centimetri. Era tra le 8 sino al terzultimo tentativo delle qualificazioni, finchè Alexandra Wester, tedesca di famiglia del Gambia, fa 6.51. Strati è la 4^ italiana di sempre al coperto, sul terzo tentativo concede ben 20 centimetri. Favorita è la serba Ivana Spanovic, con 7,03, mentre l’unica russa in gara Dariya Klishina (sotto la bandiera dell’European Athletics) si qualifica con 6,83.
CAIROLI ILLUDE. Simone Cairoli è lombardo, solo omonimo del messinese Tony, re del motocross, ma in fondo anche l’eptathlon, versione indoor del decathlon è da spericolati. A 27 anni, corre i 60 in 7”04, a 6 centesimi dal personale, è 6° su 16, con 868 punti. Nel lungo raggiunge i 7,55, a soli 35 centimetri dai due azzurri eliminati nelle qualificazioni del concorso assoluto, migliore il primo record di 10 cm e con 947 punti è dietro solo al britannico Bryant. Dopo due prove è terzo, dietro al francese Mayer e allo stesso Bryant (1836). Nel pomeriggio si ferma a 12,21 nel peso e con 619 punti scivola all’11° posto, con 2434 punti. Si rifà nell’alto, con un buon 2,04, è nel gruppo dei quarti, con 840 punti. Chiude la 2^ giornata al 10° posto, con 3274 punti, in fondo il podio è a 120 ma la speranza è che chiuda fra i migliori 8. Domani disputerà 60 ostacoli, asta e 1000. 

Da Torino 2009, l’Italia non schierava atleti nelle prove multiple, allora William Frullani stabilì il primato italiano, in 5972 punti.

PERICOLO DI ZERO PODI. Domani speriamo in Chesani, in Fabrizio Donato nel triplo e nella 4x400 femminile, per evitare di chiudere per la 5^ volta senza medaglie. E' difficile che un mezzofondista azzecchi la gara della vita. 
Accadde solo in avvio della rassegna, quando l’Italia la snobbava, dunque in 4 delle prime 6 edizioni, che l'Italia uscì senza medaglie: a Vienna 1970 e a Grenoble ’72, a Göteborg ’74 e a Katowice ’75. Da 40 anni (Monaco ’76) la nazionale ne porta a casa almeno una.

LE MEDAGLIE. Al comando del medagliere c’è la Polonia, con 3 ori, un argento e 3 bronzi, poi la Gran Bretagna con 3 ori e la Germania con 2 ori, 2 argenti e due bronzi.

In campo femminile, l’alto va alla lituana Palsyte, 2,01, davanti alla spagnola Ruth Beitia: a 37 anni, l’oro olimpico in carica si ferma a 1,94, ha il doppio ruolo di parlamentare, per il partito popolare, in Cantabria. Bronzo per l’ucraina Levchenko.

Il triplo è una gara modesta, l’oro è per la tedesca Gierisch (14,37), sulla fisicata portoghese Mamona (14,32), bronzo alla greca Papahristou (14,24). Nell’asta, Stefanidi (Grecia) vince con 4,85, davanti alla tedesca Ryzih (4,75) e alla svedese Bengtsson (4,55). I 1500 sono appannaggio dell’inglese Laura Miur, dominante in 4’02”39, con due secondi di margine sulla tedesca Klosterhalfen e 4 sulla polacca Ennaoui: dopo 32 anni, leva il record della rassegna alla romena Doina Melinte, già avversaria della vicentina Gabriella Dorio.
Sui 400, oro a Guei (Francia, 51”90), argento a Hejnova (Cechia, 52’42”), bronzo alla bellissima polacca Sweity (52’52”).

Gli altri due titoli maschili. Nel peso, eccellente il 21,97 di Bukoviecki, il polacco firma la miglior prestazione mondiale per un under 20, la leva all’americano Randy Barnes, 31 anni dopo. Secondo il ceco Stanek (21,43) e terzo il tedesco Storl (21,30). Sui 400, oro a Maslak (Cechia, è il 3°, più due titoli mondiali) in 45’77, argento a Omelko (Polonia, 46’08) e bronzo a Bonevacia (Olanda, 46”26).

LA GRANDE ATLETICA A BELGRADO. Il premier serbo Aleksankdar Vucic e il ministro per la gioventù e lo sport Vanja Udovicic hanno incontrato il presidente della Iaaf Sebastian Coe, il vice Bubka e Hansen, presidente della federazione europea. Sperano di organizzare i mondiali indoor del 2020 (l’edizione del ’18 è affidata all’Inghilterra, a Birmingham) e gli europei all’aperto del 2024 e per questo la Serbia vuole costruire a Belgrado un nuovo stadio per l’atletica. I prossimi Europei saranno a Berlino nel 2018 e a Tbilisi (Georgia) nel ’20.
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