AMARO IN BOCCA
L’Italia si è arresa, dunque, nella finale delle prime volte. A cominciare dalla sfida tutta europea che era un inedito assoluto. Come inedito, ahinoi, era il trionfo della Serbia. Che alla fine si è imposta per 3-2 (21-25, 25-14, 23-25, 25-19, 15-12) in un match che avrebbe potuto avere esito diverso con qualche “se” e qualche “ma” al posto giusto (per noi). Ma non c’è dubbio che il successo delle ragazze di Terzic sia più che meritato: sono state le uniche in grado di battere le azzurre e lo hanno fatto per due volte e, tanto per ricordarlo, arrivavano in Giappone da campionesse europee e vicecampionesse olimpiche. Ora sono anche iridate. La squadra più forte del mondo, insomma, o poco ci manca, guidata da una straripante Tijana Boskovic, giustamente mvp del torneo. E allora onore alle vincitrici e teniamoci stretto questo argento, che riporta l’Italia femminile sul podio mondiale del volley 16 anni dopo l’impresa d’oro di Berlino 2002.
TEMPO AL TEMPO
Questo secondo posto che le ragazze di Mazzanti inizieranno ad apprezzare nei prossimi giorni, noi ce lo teniamo stretto sin da subito. Perché tra le pieghe della sconfitta è già possibile intravedere quello che sarà. Le 14 azzurre in campo avevano un’età media di 23 anni e 10 di loro erano al primo mondiale. Tradotto: questo gruppo ha ancora davanti a sé due tornei iridati, tre in qualche caso. Oltre a Olimpiadi, europei e competizioni varie. Il tempo per arricchire la bacheca non manca. E questa esaltazione non è figlia del patriottismo sportivo: dei 6 premi individuali assegnati in Giappone 4 sono andati a giocatrici azzurre. Myriam Sylla, 23 anni, è la miglior schiacciatrice. Ofelia Malinov, 22, la regina delle palleggiatrici. Paola Egonu, 19 anni, l’opposto che tutto il mondo ci invidia (tranne la Serbia, che ha la Boskovic) e che in caso di successo sarebbe stata l’mvp designata. Monica De Gennaro, 31 anni, il volley non l’ha scoperta in queste settimane ma l’ha premiata lo stesso come miglior libero. Senza dimenticare la capitana Chirichella, 24 anni, e Anna Danesi, 22, superata al fotofinish nella classifica dei muri. Talento e anagrafe ci sono, la testa anche (nonostante qualche passaggio a vuoto nella finale di ieri): ma per migliorare su quel versante c’è Davide Mazzanti, il tecnico autore del miracolo, che forse merita più di tutti di mettersi al collo questa medaglia. Ha raccolto una squadra crollata a Rio, l’ha ricostruita e portata sin qui. Certo, l’oro è sfuggito. Ma quanto è bello questo argento.
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