Volley, Togut: «Le ragazze arriveranno fino in fondo vedo la fame che avevamo nel 2002»

Volley, Togut: «Le ragazze arriveranno fino in fondo vedo la fame che avevamo nel 2002»
di Gianluca Cordella
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Sabato 20 Ottobre 2018, 07:30
Quando l’Italia ha vinto il suo ultimo e unico titolo mondiale lei era lì. Anzi, lei è stata una delle principali artefici di quel trionfo datato 2002. Opposto letale, alla fine mvp del torneo, all’interno di una squadra in cui tutte si sacrificavano per il gruppo. 
Vede in questa Italia delle analogie con la sua?
«Molte, a cominciare dalla fame di vittorie. Che è la cosa che più mi rende convinta che le ragazze arriveranno fino in fondo. La squadra gioca bene - e quando giochi così spesso vinci - ma più di tutto conta la disponibilità al sacrificio. Con la Cina abbiamo visto una Bosetti eccezionale, che si è sacrificata dietro come non mai, e una De Gennaro che ha fatto un lavoro immenso, rivedevo la Cardullo del 2002». 
E il paragone Togut-Egonu regge?
«Eccome. Paola avrà un futuro da matti. Fisicamente è fortissima, ha dei numeri pazzeschi e ha un equilibrio mentale incredibile per una 19enne: riesce a resettare subito gli errori e a ripartire senza subirne il peso».
Si aspettava dall’Italia un mondiale così?
«Questa continuità nei risultati e questo salto di qualità immediato erano impensabili. Hanno fatto un lavoro eccezionale. Sono pronte per questi palcoscenici nonostante la giovane età».
Stupisce soprattutto la tenuta mentale…
«Con la Cina sono state breve a tenere sempre, ma lo avevano già dimostrato contro il Giappone. Anzi, direi che proprio da quella gara con le nipponiche e dalla successiva con la Serbia sono cresciute ulteriormente. Hanno sistemato qualcosa che non andava e si è visto: hanno giocato una semifinale di altissimo livello, uscendo da tutti i momenti critici».
Merito di Mazzanti?
«Sicuramente. Si vede che le ragazze giocano serene, che lo spogliatoio è unito. Tutte vanno sempre a mille, non vedi mai nessuno che tira il freno a mano in qualche frangente. E questo è merito del tecnico. E poi c’è anche un merito tecnico-tattico perché stiamo assistendo alla crescita esponenziale di alcune giocatrici come Sylla e Malinov, che ha 22 anni e da regista ha un ruolo delicatissimo». 
Come si batte la Serbia? 
«La tattica va sistemata un minimo perché è un volley diverso da quello delle orientali, ma alla fine conta soprattutto mantenere l’atteggiamento avuto sin qui». 
Chi sarà la giocatrice chiave?
«Le serbe sono campionesse europee e vicecampionesse olimpiche, hanno altezze importanti, un muro ben piazzato e un opposto che tira. Per vincere non basterà l’acuto di una. La chiave sarà ancora una volta la coralità: ognuno nel suo ruolo, con le proprie caratteristiche. Se faranno così andranno a prendersi l’oro». 
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