Per quarantadue volte i nuotatori hanno battuto se stessi, perché tanti sono stati i primati personali raggiunti; 12 di questi sono anche primati italiani e uno è record europeo. Il tutto va inquadrato poi in alcuni piccoli grandi particolari: le nostre punte, per un verso o per l'altro, avevano pensieri diversi. Federica Pellegrini ha deciso di darsi a una nuova carriera, lasciando la casa dei 200 stile libero e, agonista com'è, dedicandosi alla velocità. Il nuoto, al contrario dell'atletica, con l'età spinge più all'accorciamento delle gare che non all'allungamento: forse perché il galleggiamento diminuisce. Dunque Federica ha, almeno per ora (mai dire mai), deciso di prendersi un anno da 100 metri, e poi forse anche quello dopo e quello dopo ancora, che è l'anno di Tokyo olimpica. Comunque una medaglia l'ha portata a casa in staffetta: lei va a nuoto, mai a vuoto. Gregorio Paltrinieri sta cercando nuove esperienze e nuovi stimoli, con l'allenamento australiano e la voglia di gare in acque libere; e siccome questo accade da due mesi (e tre ne seguiranno) non poteva essere al top, dov'era Romanchuk che l'ha battuto. Greg lo affronterà la prossima volta con il dente più avvelenato ancora, e lui quando è avvelenato... Gabriele Detti, il gemello d'acqua di Greg, ha avuto un infortunio e sta ricominciando, dunque non era in vasca a Copenaghen, come Silvia Di Pietro. E l'età di mezzo, i Dotto, gli Orsi, i Rivolta, gli Scozzoli, s'è fatta d'oro, mentre compaiono ragazzi dall'avvenire che fa ben sperare. Il presente è già d'oro per Simone Sabbioni, ma poi Quadarella, Cusinato, Zazzeri, Martinenghi per non citare che i primi che vengono in mente, ma altri ce n'è, alla fine di quest'affollamento di Copenaghen sono un mucchio. E vengono su anche giovani talentuosi allenatori. Il modello nuoto va.
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