Campagna, una vita da vincente
«La partita perfetta, come volevo»

Campagna, una vita da vincente «La partita perfetta, come volevo»
di Piero Mei
2 Minuti di Lettura
Domenica 28 Luglio 2019, 09:30
La camicia bianca di Alessandro Campagna, da Siracusa, classe 1963, sgocciola dell’acqua mondiale e della nuova gloria del Settebello: la quarta. In tre, Campagna è entrato: a Roma ’94 da giocatore, a Shanghai 2011 e ora a Gwangju da cittì. «Oggi sono stato fortunato: è stata la partita perfetta, come l’avevamo calcolata». Neanche un errore: tutt’al più ce n’erano di arbitrali: 13 superiorità numeriche e due rigori dati alla Spagna e solo 6 per l’Italia. La partita non sembrava così. Questa seconda vita in panchina è speciale: fu cittì per Roma 2009, al posto del suo maestro, Rakto Rudic, l’uomo delle Olimpiadi (ne ha vinte quattro, con l’Italia una, quella del ’92, sempre con Campagna in vasca). L’avventura azzurra cominciò con un disastro: il Settebello di quell’anno ebbe il peggior risultato di sempre: undicesimo. La testa di Campagna era pronta per la mannaia del licenziamento: nel calcio o in altre federazioni che praticano come sport secondario (e spesso primario) lo scaricabarile, sarebbe rotolata. Barelli, presidente del nuoto anche allora, gli mantenne la fiducia. Quello era un progetto, e lo era Campagna: che ha dato ragione a chi gli credette. È un allenatore moderno: in Inghilterra sarebbe un manager, alla Ferguson per dire, o alla Guardiola. Lui, juventino (il che per alcuni costituisce il suo peggior difetto…) avrebbe preferito, fino a ieri l’altro, il paragone con Conte. Antonio, s’intende. La pallanuoto è uno di quegli sport che ha nella Nazionale il suo valore aggiunto: il Settebello è un brand. Ma le società devono dare il loro appoggio. «E anche il Governo» ha subito detto Barelli. Puntuale è arrivato il tweet del presidente Conte, Giuseppe, s’intende. L’ambiente si augura che non si tratti solo di un cinguettio. Ora Campagna ha un sogno da coltivare, che un sogno non è, ma una possibilità. L’oro, olimpico o mondiale, richiede, per essere artistico, un “Mastro Incisore”. Il progetto Tokyo non è semplice, ma se fosse semplice perché affidarsi a Sandro Campagna? Non ha i baffi da tricheco di Rudic, ma le qualità sì. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA