Pyledriver, il cavallo da 10 mila sterline che batte purosangue da 3,5 milioni

Pyledriver, il cavallo da 10 mila sterline che batte purosangue da 3,5 milioni
di Piero Mei
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Giovedì 20 Agosto 2020, 11:25
“That’s racing”, queste sono le corse, questa è l’ippica, che è la versione equina di “c’est la vie”, il consolatorio “è la vita”. Lo sussurrò con voce flebile e sorseggiando l’ennesimo gin della sua giornata e della sua lunga vita (morì a 102 anni) la Regina Madre un giorno di primavera dell’anno 1956, quello della nevicata cantata da Mia Martini, quando “Roma era tutta candida, tutta pulita e lucida, l’hai più vista così?”, quasi una profezia: tra buche e “monnezza” chi l’ha più vista così?
“Oh, that’s racing” ripeteva con un mantra la Regina Madre, che in gioventù era stata la donna più temuta da Hitler o, più semplicemente, la “cuoca scozzese”, come la chiamava la duchessa di Windsor, l’odiata cognata. Era accaduto che, all’ippodromo di Aintree, Liverpool, un suo cavallo, di nome Devon Loch, mentre stava vincendo il Grand National, la più importante corsa ippica ad ostacoli, si era esibito in un improvviso salto nel vuoto, dove l’ostacolo non c’era, e, mancandogli l’oggetto, era atterrato sullo stomaco allungando le zampe a pelle d’orso ed aveva perso la gara. Neppure il fantino di allora, Dick Francis, che divenne poi un rinomatissimo scrittore di gialli, seppe mai risolvere quell’enigma: cosa era passato per la testa di Devon Loch?
THAT’S RACING
“That’s racing” deve essere stato l’altro giorno anche il pensiero di molti appassionati d’ippica, in particolare di due ultraricchi proprietari,  uno sceicco del Qatar e i magnate azionisti della multinazionale di Ballydoyle, quando i loro purosangue, Darain e Mogul, sono stati sconfitti a York, in una corsa chiamata Great Voltigeur Stakes, da tale Pyledriver.
Perché Darain e Mogul (che è anche il nome in codice usato dai servizi segreti americani per indicare Donald Trump) erano stati pagati, da yearlings. cioè a 18 mesi, oltre tre milioni e mezzo di sterline, mentre Pyledriver non aveva trovato acquirenti, da foal, cioè a 6 mesi, per 10 mila sterline, tanto che i suoi allevatori avevano deciso di non venderlo più e di farlo correre con i propri colori.
Ora che i tre si affrontavano a York, a fare di contro, era come l’Atalanta o il Lipsia contro il Paris Saint Germain: solo che qui hanno vinto l’Atalanta o il Lipsia.
FAVOLA DI UN CAVALLO
I tre proprietari di Pyledriver, due fratelli e un amico di un circolo di golf, erano anche i proprietari della madre del puledro, di nome La Pyle, che avevano acquistato in Fraica per farne una cavalla da ostacoli. Si era presto infortunata, un amico che s’intende di pedigrées aveva detto loro “guardate che nasce bene, provate a farne una fattrice”. Seguirono il consiglio e nacque Pyledriver, figlio di uno stallone, Harbour Watch, di non chiara fama, niente a che vedere con Galileo e Dubawi, i famosi e costosi padri di Mogul e Darain.
Pyledriver venne avviato alle scuderie di Lambourn, dove allena William Muir, trainer non di fama: questi fece salire personalmente il cavallo sul van il giorno del debutto l’anno scorso e lo portò a Salisbury, dov’era la gara. Prima della partenza aveva fatto una colletta in scuderia, venti sterline a testa, da scommettere su Pyledriver la cui quota era di 66 contro 1. Tornò a casa con un bel pacco di soldi oltre che con la vittoria.
Non si sa se abbia scommesso sul suo pupillo quando a giugno vinse al Royal Ascot, dove aveva vinto per l’ultima volta 18 anni prima, né a luglio, nel Derby di Epsom dove, dice, “saremmo arrivati nei primi quattro se il cavallo non fosse stato trattato come l’hamburger nel panino da altri concorrenti”.
IL SOGNO CLASSICO
A York il cavallo era dato a 10 contro 1, favorito era Mogul che pure Pyledriver aveva battuto ad Ascot, “ma lui è allenato da Aidan O’Brien” ha commentato Muir: ha vinto con tre lunghezze e mezzo di distacco. “Avevamo pensato di andare a Colonia per il Preis von Europa, ma poi con queste regole sul Covid che cambiano improvvisamente non abbiamo voluto rischiare la quarantena”.
Adesso i previdenti bookmakers hanno tagliato la quota di Pyledriver per il St Leger di Doncaster, l’ultima corsa classica dell’anno, da 16 contro 1 a 6 contro 1. I tre proprietari, Guy e Hugh Leach e Roger Devlin, che fin qui avevano auto “cavalli da lunedì a Chepstow o martedì a Wolverhampton” come dicono gli snob inglesi alludendo a corse e ippodromi piccoli, sono stati tempestati di telefonate con richieste di acquisto come al calcio mercato, con offerte che hanno avvicinato di molto le 10 mila sterline negate al foal ai 3 milioni e mezzo dei due augusti concorrenti sconfitti- Finora hanno resistito. Chissà se fra i “chiamanti” erano anche lo sceicco e i ricchi irlandesi, “that’s racing”. Un’ultima curiosità: il fantino di Pyledriver, Martin Dwyer, è il genero dell’allenatore: la favola è di famiglia, con la scaramantica signora Muir che quando il marito parla di programmi e vittorie si limita a dire: “Spero che tu abbia ragione, però tieni la bocca chiusa”.
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