Il dt Locatelli: «Medaglie possibili da lungo, triplo, alto e staffetta»

Il dt Locatelli: «Medaglie possibili da lungo, triplo, alto e staffetta»
di Vanni Zagnoli
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Giovedì 2 Marzo 2017, 23:56
Obiettivo due medaglie, agli Europei indoor di atletica, al via a Belgrado, con le dirette dalle 9,30 su Raisport ed Eurosport, anche nel pomeriggio. Raisport, per la verità, alle 18,45 e domani dalle 17,50 interrompe il collegamento, manderà in differita domenica mattina. “Speriamo di far pentire la tv di stato di questa scelta”, auspica Elio Locatelli, gran combattente, a 73 anni.
“Ecco, non si preoccupi, della mia età…”.
Certo, è in buona compagnia. Charlie Recalcati nel basket torna a Cantù a 71 anni, Ventura a 68 è in nazionale, Zeman a quasi 70 è ritornato in A, a Pescara.
“Io ho questa salute - spiega il direttore tecnico dell’alto livello dell’Italia di atletica -, una vitalità tremenda e grande spirito. Sono sempre rimasto nell’ambiente, fatto di conoscenze e anche di rapporti nei confronti dell’atletica mondiale, per questo avvio collaborazioni con alcuni dei migliori tecnici: agli ostacoli porto il cubano Santiago Antunes, creatore dei campioni Robles e Garcia; il tedesco Werner Goldamann, che formò il campione olimpico del peso Ulf Timmermann e quello del disco Robert Harting. E poi l’ucraino Vitalij Petrov, che volli io in Italia, per l’asta. Ora la specialità è quasi scomparsa, dai buoni livelli”.
Senza considerare la Ssts…
“Squadra di supporto tecnico scientifico. Cosicchè ciascun azzurro sia seguito in maniera molto approfondita. Ci sono anche mental coach, per migliorare il recupero degli atleti. Occorre seguire le giuste terapie e azzeccare gli investimenti”.
I convocati sono 26, per un’Italia è sempre più multietnica…
“E’ bella così. Qui in Serbia fanno i gruppetti: i 3 lunghisti stanno insieme, i 3 mezzofondisti, le 4 staffettiste. E’ una squadra giovane, con 4 esordienti”.
La vera impresa è stata di Yeman Crippa, 20enne etiope adottato da una coppia milanese, assieme agli 8 fratelli. Ha levato al friulano Venanzio Ortis il primato indoor dei 5mila metri, nei 3mila vale il podio?
“E’ un bel talento, in buone mani, con Massimo Pegoretti. Un altro che 30 anni fa c’era già. Non credo sia da medaglia, poichè dietro Mo Farah in 4-5 sono più forti di lui, tatticamente però si muove bene”.
In nazionale c’è anche una figlia d’arte, la velocista Anna Bongiorni, di Giovanni, ex staffettista. Aveva allenato anche lui?
“Non direttamente. Piuttosto, mi fa venire in mente il record mondiale nella 4x200 del 1972, a Barletta, con Pietro Mennea, Franco Ossola, figlio dell’omonimo ex giocatore, scomparso a Superga, Luigi Benedetti e Pasqualino Abeti. Avevo creato io, quel quartetto”. 
Arriverà una medaglia, dai tre saltatori in lungo oltre gli 8 metri?
“Filippo Randazzo salta bene in maniera naturale, il potenziale è da costruire, non è ancora padrone del gesto, è lì, attorno agli 8 metri. Howe era fermo da molto tempo, vale forse 8,20, ma intanto deve fare, in mattinata, i 7,90 (è allenato da Fabrizio Donato, nella foto, in gara a 40 anni, ndr). Marcell Jacobs vale anche più di 8,20 ma non è stabile tecnicamente, in genere fa uno-due salti buoni su 6. E’ fondamentale che trovi subito la misura di qualificazione, per non farsi prendere dall’ansia nelle altre due prove. A 22 anni, è alla prima esperienza seria della carriera”.
E gli assenti?
“Alessia Trost cambia allenatore e sistema di vita, preferisce cimentarsi indoor, proprio per saltare in maniera diversa, andando via da casa. L’altra altista Desirèe Rossit ha un piccolo problema fisico. Tamberi ha subito un secondo intervento chirurgico, ma in artroscopia, niente di grave. Semplicemente non deve avere fretta a recuperare, basta che recuperi per i mondiali di Londra. Aspettiamo anche Fassinotti, altro talento. Qui c’è Chesani, secondo agli ultimi europei indoor, con 2,31. E debutta Falocchi”.
Possibili podi a sorpresa?
“Dariya Derkach nel triplo, vale una medaglia, nella pochezza del panorama europeo. E poi la 4x400 donne. Speriamo di uscire bene, da questa manifestazione”.
Cosa la rende fiducioso?
“Sono in carica da neanche 2 mesi, con Stefano Baldini, che si occupa dei giovani. Ho incontrato tutti gli azzurrabili one to one, per una programmazione che a settembre-ottobre darà i primi frutti. Ora cerchiamo punti di riferimento per proiezioni realistiche”.
Il ct Massimo Magnani aveva lasciato dopo Rio, senza medaglie: “Abbiamo atleti e soldi, ma li spendiamo male. E io ho tante colpe…”. Che eredità raccoglie?
“La sua uscita è stata un atto d’accusa, avrebbe dovuto dirlo prima. Ecco, se qualcuno volesse interferire politicamente, io non ero da chiamare me. Non faccio il ragioniere, altrimenti basterebbe mettere un semplice segretario o persino un bidello… L’atleta non va giudicato sulla singola gara, che può anche sbagliare, da noi non servono i Trials americani, perchè non abbiamo così tanti campioni. Conta il rendimento, per le scelte”. 
Di cosa si occupava, prima di essere richiamato?
“Seguivo alcuni progetti importanti e convegni, il campo mi è mancato. Questa è la mia ultima sfida, non sarò tanto accomandante”.
E’ torinese, faceva il pattinatore. Come andò la sua prima esperienza da ct?
“Furono due olimpiadi soddisfacenti. A Mosca arrivarono gli ori di Pietro Mennea, Sara Simeoni e Maurizio Damilano. Finchè Luca Di Montezemolo mi chiese di migliorare il livello in campo femminile e così mi dedicai più alle donne: a Los Angeles ’84 raggiungemmo così l’oro di Gabriella Dorio, l’argento di Sara Simeoni e il bronzo di Damilano, che all’epoca lavorava in Fiat, mezza giornata. Io allenavo Giovanni Evangelisti, che fu bronzo, con la stessa misura dell’argento, ma con il secondo miglior salto inferiore”.
Elio Locatelli ricorda tutto e ha voglia di fare meglio dei predecessori Francesco Uguagliati e Massimo Magnani. La sfida è appena iniziata.
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