I ragazzi di Brema, il tragico viaggio della nazionale di nuoto

I ragazzi di Brema, il tragico viaggio della nazionale di nuoto
di Redazione Sport
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Venerdì 4 Marzo 2016, 09:56 - Ultimo aggiornamento: 19:45
È il 28 gennaio 1966 nelle case degli italiani risuonano le note delle canzoni del festival di Sanremo. “Un aereo delle linee interne della Lufthansa è precipi­tato nei pressi dell’aeroporto di Brema, in Germania…”: il tono stentoreo del conduttore del telegiornale della sera spazza via il clima di gioiosa confusione che le canzonette sanremesi si portano dietro.

Sette atleti della Nazionale azzurra di nuoto, il loro allenatore e il giornalista della Rai Nico Sapio, muoiono in un incidente aereo in fase di atterraggio al termine del viaggio che li avrebbe dovuti portare da Milano a Brema per gareggiare in un importante meeting internazionale. A mezzo secolo dalla tragedia, Dario Ricci ripercorre in I ragazzi di Brema. 28 gennaio 1966, il tragico viaggio della Nazionale italiana di nuoto le ultime ore di quei campioni, le loro vite, le loro carriere. Pagine che rendono ancora oggi indimenticabile il ricordo de “i ragazzi di Brema”.
Ricordiamo i giovani atleti, il loro allenatore e il cronista Rai con le parole del giornalista Aronne Anghileri.

“Li accompagnammo al terminal venerdì mattina, la mattina del loro ultimo giorno; trascorremmo con loro quasi due ore. – ricorda Anghileri – Gli aerei non partivano, il volo di Londra fu annullato, poi quello di Francoforte: l’attesa si prolungava, si chiacchierò a lungo, si scherzò con tutti. Non con Paolo Costoli, che era accigliato e sentiva la respon­sabilità di guidare il gruppetto in un viaggio che si prean­nunciava per lo meno complicato e seccante e fu poi tragico, terribilmente tragico; non con Costoli, ma con tutti gli atleti, con il collega Nico Sapio sempre disteso e senza problemi. Ora non riusciamo a cancellare quest’ultimo incontro dalla memoria. […] Bruno Bianchi, il capitano. […] Sergio De Gregorio, il più bravo. […] Con Bianchi e De Gregorio è scomparsa metà della staffetta 4x200 stile libero, quella finalista a Tokyo ed era la metà migliore. […] Con ­Chiaffredo Rora, detto più familiarmente e più modestamente Dino, è scomparso l’atleta più illustre. ­ Amedeo Chimisso, l’ultima scoperta. Era venuto al grande nuoto da poco, dopo aver vinto tutte le enormi difficoltà che gli si erano parate davanti. ­[…] Carmen Longo, spirito caustico e studentessa dalla volontà riprovevole, affettuosissima e adorata figlia di famiglia numerosa, apprezzatissima dai bambini che sapeva trat­tare con tatto particolare. ­[…] Luciana dall’aria a volte assente e poi dalle osservazioni ficcanti e centrate, con il mezzo sorriso di furberia disarmante. ­[…] Daniela Samuele, che abbiamo visto partire lieta come non mai, per il primo grosso meeting della sua carriera. Paolo Costoli, il campionissimo d’anteguerra, l’uomo dalla vita avventurosa in America del Sud, approdato infine (‘la nostalgia mi prende qui’ diceva battendosi un pugno sul petto) a compiti di allenatore in Italia, a Firenze e a Roma. ­[…] E Nico Sapio, collega e amico che abbiamo avuto al fianco in tutto il mondo, sempre sereno, imperturbabile, sicuro di sé. Abbiamo scherzato con lui fino all’ultimo. […] Non possiamo ripensare a tutto questo e non rivolgere il nostro pensiero alle famiglie, alla Roma, al Fiat, alla Patavium, all’Olona, alla R.N. Bologna, alla Federazione Nuoto su cui è piombata una sventura tanto cru­dele e immeritata, agli atleti, tutti compagni e amici degli scomparsi, e assicurarli che il loro lutto è il nostro lutto, il loro pianto è il nostro pianto”.­
 
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