Ryder Cup, a Parigi inizia la battaglia dei due mondi

Ryder Cup, a Parigi inizia la battaglia dei due mondi
di Gianluca Cordella
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Lunedì 24 Settembre 2018, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 10:48

Team Europe per riprendersi la coppa. Team Usa per esorcizzare una trasferta nel Vecchio Continente che non dà frutti dal lontano 1993. Eccoli gli obiettivi delle due corazzate che dal 28 al 30 settembre prossimi si sfideranno sui green parigini del Le Golf National. Obiettivi per i quali, ça va sans dire, è necessario vincere la sfida. Già. Se la filosofia decoubertiniana sull’importanza della partecipazione è di sempre più complicata applicazione nello sport moderno, figurarsi quando ci si gioca uno dei trofei più antichi della storia, che da quasi un secolo contrappone due continenti e due modi di vivere e interpretare il golf. Come chiedere a quelli di Oxford di non mangiarsi il fegato dopo aver perso l’annuale sfida contro Cambridge. 

I PROTAGONISTI
Per provare a regalare ai propri avversari un biennio di rosicate - fino, cioè, alla prossima sfida a Kohler, Wisconsin, nel 2020 - i capitani delle due squadre, Thomas Bjorn e Jim Furyk, hanno allestito due squadroni che di fatto racchiudono in 24 volti il meglio che il golf possa offrire. Bjorn, che in base ai risultati della stagione si è ritrovato d’obbligo in formazione il nostro Francesco Molinari, gli inglesi Justin Rose, Tyrrell Hatton e Tommy Fleetwood, lo spagnolo Jon Rahm, il nordirlandese Rory McIlroy, lo svedese Alex Noren e il danese Thorbjorn Olesen, ha completato la squadra con quattro wild card d’esperienza: lo spagnolo Sergio Garcia (alla sua 8ª Ryder Cup), gli inglesi Ian Poulter e Paul Casey (rispettivamente 5 e 3 gettoni di presenza) e lo svedese Henrik Stenson, che di Ryder ne ha giocate già 4. Una squadra di livello assoluto che, per rimediare alla sconfitta di due anni fa a Chaska, Minnesota, punterà molto su Chicco Molinari, forse il più in forma dell’annata golfistica. Il torinese ha scalato la classifica mondiale - attualmente è numero 6 - a suon di vittorie. Su tutte il clamoroso trionfo all’Open Championship, primo successo all time in uno dei quattro Major per un giocatore azzurro. È alla sua terza partecipazione alla manifestazione e può fregiarsi di un’imbattibilità che ne fa una sorta di talismano per Bjorn. Con lui sul green l’Europa ha vinto sia la sfida del 2010, quando accanto a Chicco c’era anche il fratello Edo, che quella del 2012, l’ultima a non piegarsi al fattore campo, con Team Europe corsaro a Medinah, nell’Illinois.

OCCHIO ALLA TIGRE
E proprio quel colpo esterno è diventato una maledizione per gli americani che quando attraversano l’Oceano tornano spesso a casa delusi. L’ultimo successo risale, come detto, al 1993, in Inghilterra. Poi 5 ko. Per invertire il trend Furyk potrà contare su Brooks Koepka, Dustin Johnson, Justin Thomas, Patrick Reed, Bubba Watson, Jordan Spieth, Rickie Fowler e Webb Simpson, qualificati di diritto, ai quali ha aggiunto Phil Mickelson, Bryson DeChambeau, Tony Finau e, soprattutto, Tiger Woods. Il fuoriclasse ritrovato che ha iniziato l’anno da n. 656 della classifica mondiale e ora si appresta a vivere la sua 8ª Ryder Cup.

Un trofeo comunque maledetto per la Tigre, che lo ha alzato solo una volta, nel 1999. «Andiamo a Parigi per vincere», ha detto dopo essere stato annunciato come wild card. Riuscirci ancora proprio quest’anno, a questo punto della sua carriera, avrebbe dell’incredibile.

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