Via all'Augusta Master: Molinari sfida le stelle

Francesco Molinari
di Stefano Cazzetta
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Mercoledì 10 Aprile 2019, 19:59
L’appuntamento è per le 8.15, le 14.15 italiane. Sul tee della 1 ci saranno Jack Nicklaus e Gary Player, due leggende del golf, a dare il via all’edizione 2019 del Masters. Qui, la tradizione ingaggia ogni giorno una lotta con l’innovazione. Ma alla fine i conti sono pressoché pareggiati. Quello che risulta è un sano mix, dove il futuro si fa strada ma senza esagerare. Poco alla volta, a piccoli passi. Perché il Masters è il Masters e non teme né confronti né critiche. Alla fine vince sempre lui, a giudicare dai risultati e dalla passione degli appassionati che da giorni invadono l’Augusta National.

A scendere in campo solo 87 giocatori, pochi rispetto a tutti gli altri major e alle altre gare dei tour. La selezione è severa: ci sono i migliori del mondo, ci sono i vincitori delle passate edizione e ci sono le scelte degli organizzatori, che spesso rispondono a logiche di geopolitica. Al vincitore, oltre a uno cospicuo assegno il cui importo non è ancora noto (lo scorso anno Patrick Reed incassò un milione e 980 mila dollari), spetta l’onore di indossare la giacca verde, simbolo dei soci del circolo. La domanda che tutti si pongono è se Tiger Woods riuscirà a rompere l’incantesimo e tornare a vincere un major. E’ fermo a quota 14, a 4 lunghezze dal record di 18 di Nicklaus. Il tifo ovviamente è tutto dalla sua parte. Dovunque lui faccia capolino c’è il tutto esaurito, conferenze stampa comprese. A vederlo, sembra che abbia davvero messo da parte le paure e le sofferenze dei periodi bui. Il Tiger di oggi è un uomo che sorride, scherza, si diverte, appare rilassato. Ma la determinazione è quella di sempre. Conosce questo campo come pochi, ci ha già vinto 4 volte, e non si nasconde. «So che posso farcela», ribadisce. Ma sa che dovrà fare i conti con una concorrenza spietata. Da Justin Rose, fresco numero uno al mondo ma a digiuno di major dallo Us Open 2013, a Dustin Johnson che ha un solo slam in carriera; da Rory McIlroy che ha vinto tutti i major tranne il Masters (buttato via nel 2012) a Jordan Spieth che sembra essere sulla strada del recupero.

L’elenco è lungo e bisogna tener conto anche delle sorprese. Ma qui, ad Augusta, c’è un nome che fa capolino in ogni pronostico. E’ quello di Francesco Molinari. Il campione italiano, numero 7 al mondo, è considerato uomo da battere. I successi dell’ultimo anno lo hanno proiettato tra i grandissimi del golf attuale, ma gli americani hanno un motivo in più per temerlo e rispettarlo: le sue cinque vittorie su cinque match nella Ryder Cup di Parigi per loro assomigliano a un incubo. Francesco può andare orgoglioso di quanto fatto finora ma non è tipo che si accontenti. C’è una nuova prova da superare, si chiama Masters. Il 19° posto come miglior risultato appartiene al Molinari del passato. Quello di oggi è cresciuto sotto ogni aspetto. Salirà sul tee di partenza alle 19.16 italiane insieme con l’inglese Tyrrell Hatton e lo spagnolo Rafa Cabrera Bello. Non resta che vederlo all’opera. La tattica l’ha già dichiarata: «Niente atteggiamento difensivo, questo campo non te lo perdona. Bisogna attaccare».
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