Paltrinieri: «Un risultato incredibile, non me lo aspettavo. A Rio posso vincere»

Detti (a sinistra) e Paltrinieri
di Piero Mei
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Mercoledì 18 Maggio 2016, 21:43
«Il cinese? Lui nuota gli ultimi 100 da 53 e poco: significa che dovrò arrivare ai 1400 metri con 6 secondi di vantaggio, più o meno». Meno, se poi lui chiude in 56. Paltrinieri pensa subito a Rio: non è un’ossessione, è un programma.
«Il programma che mi ha portato fin qui, a questa gara, che non so nemmeno spiegarla, a questo tempo incredibile che non mi aspettavo». Del resto quando il tempo se lo aspetta o se lo aspettano intorno a lui, non lo fa: come a Riccione. «Mi sentivo superpotente, volevo troppo da me stesso».
«E invece qui - dice Greg - l’ho presa alla leggera; poi quando mi tuffo nelle gare così importanti l’ambiente mi dà la carica, mi fa cambiare ritmi e non è più un problema di tempi: quelli arrivano». Come il record europeo di oggi.
«Non ci puntavo; capivo che stavo andando bene, ma ai record npon voglio pensare, non voglio costruire le gare sui record». Sulle medaglie sì, come per l’oro a Rio. «Chissà che cosa sta facendo Sun Yang, dove e come si allena; può darsi che i 1500 non gli piacciano più». Non gli piacquero a Kazan, mondiale 2015, dove a sorpresa disertò la finale e costrinse Greg a una gara teoricamente più facile ma del tutto inattesa: «Quello che volevo fare a Kazan l’ho fatto qui. Non ho fatto il mio solito, partire a bomba; per i primi 200 mi sono tenuto, poi alla virata ho deciso di andare. Magari ha ragione il Moro, il mio allenatore, che con questo tempo a Rio si può vincere. Ma io non m’accontento: posso fare di meglio. La preaparazione è ottima, i tempi che faccio in allenamento non li ho mai fatti. E’ stata la mia solita gara in solitaria: macinare dopo quattro vasche. La batteria del giorno prima mi è servita tantissimo: non mi piace la gara secca, mi serve l’ingresso nel clima, e qui l’ho avuto. Ringrazio tutti, Ivo Ferretti che è il nostro biomeccnico, il Moro naturalmente, e tutto lo staff di Ostia, senza dimenticare nessuno.

PAROLA DI MORO
«Volava prima di Riccione; abbiamo sbagliato lì, anche io, tutti a pensare al record, ma bisogna stare sempre con i piedi per terra e gettare acqua sul fuoco». Questa secona azione, trattandosi di nuoto, è forse la più adatta».
Dopo il tempo della batteria, il Moro pensava al miglioramento: «Se lo fa Sun Yang, perché no? Ma ora bisogna star tranquilli». E snocciola il piano di avvicinamento a Rio: iovedì 26 in Sierra Nevada, ritorno a Ostia fino al 23 luglio, partenza per Santos, giorni d’ambientamento. Detti andrà subito al Villaggio avendo la gara il primo giorno olimpico, Greg resterà di più a Santos, il Moro farà la spola, «mi fido di lui, di loro» dice pensando anche all’argenteo Detto dei 1500 e d’oro nei 400. Gabriele è anche suo nipote: «Ma per me è come se fossero due altri miei figli, e non lo dico mica per i campioni che sono, ma per i ragazzi che sono, educati, rispettosi, che sopportano perfino me, fumino come sono e che ogni tanto mi faccio sfuggire qualche parola». Specie in allenamento: «Perché mica è come timbrare il cartellino dei chilometri fatti, è farli come si deve. Senza segreti: il segreto è il lavoro, la fatica».

GABRIELE D’ARGENTO
Voleva mettersi sulla scia di Greg e vedere nel finale: com’era Paltrinieri visto da dietro? «Non l’ho visto manco di striscio: dovevo tenere a bada il secondo posto». L’ha fatto: «Sì, ma che fatica! Non credevo di essere così stanco e di fare questo tempo. Volevo secondi in meno, comunque meglio che secondo non potevo fare» diceva Gabriele che in carriera ha battuto sui 1500 Paltrinieri una sola volta agli Europei in vasca corta di Herning 2013. Poi più.

BRACCIATE
Paltrinieri viaggia intorno alle 40 bracciate a vasca, Detti intorno alle 35: «Questione di statura e di struttura fisica - dice il Moro - e niente segreti - ribadisce - tutto comincia dal legno buono. L’albero è dell’oro.
 
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