«Avevo quattro anni la prima volta, si chiamava Bobi». Era un pony. Il papà. Poco dopo la prima “garetta”. Mirco, buon cavaliere anche lui, ha detto una volta, parlando dei punti di forza di Giacomo, «freddezza, talento e costanza, gli studi no». Giacomo fa il liceo linguistico a una scuola privata, letture e musica mica tanto, cavalli e piante a gogò. Niente social: «Non mi piace stare al computer». E anche con messaggini e smiles ci fa poco. Se andrà avanti così dovrà abituarsi ai selfies che gli chiederanno: «Le gare più belle? Beh, ho vinto l’oro europeo giovanile a squadre e il bronzo individuale».
«Però è qui il concorso ippico più bello del mondo» dice parlando di Piazza di Siena. Ragazzo da giardino, questa erba gli piace. Roma non l’ha vista tanto in questi giorni, My Forever, uno dei suoi cavalli preferiti, lo impegna di più. E’ uno dei 23 cavalli della casa: la groom la fa la mamma. I Casadei hanno un centro ippico, 23 cavalli loro, 83 in tutto con quelli degli altri. «Però mi piacerebbe vedere il Colosseo». Ci sarà tempo e altre Piazza di Siena.
Il cavaliere cui si ispira, o almeno che gli piace di più, è Marcus Ehning, campione tedesco che qualcuno definisce “il cavaliere immobile” perché sta in sella senza scomporsi e anche senza dare l’impressione di fare una mossa: è il cavallo che deve farne. La gara che preferisce è quella contro il tempo: a nemmeno sedici anni ha fretta. Tifa Milan, «ma non tanto», le teletrasmissioni cult per lui non sono le serie di Netflix, «guardo Class Horse», il film preferito è «Hidalgo» che è la favolosa storia di un cavallo mustang e del suo cavaliere. Che sa dei D’Inzeo, la storia di Piazza di Siena? «Che hanno vinto un sacco di medaglie». Giacomo al momento punta a una: alle Olimpiadi dei giovani a Buenos Aires Per quelle dei grandi «forse Tokyo è troppo presto»; magari Parigi 2024? «Magari: certo sarebbe stato meglio Roma». E guarda il prato verde che è tornata Piazza di Siena.
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