Di Rocco a Spadafora: «Difficile far partire il Giro e le altre corse europee»

Di Rocco a Spadafora: «Difficile far partire il Giro e le altre corse europee»
di Francesca Monzone
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Giovedì 9 Aprile 2020, 21:30
Il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco oggi ha incontrato il ministro dello sport Spadafora. Tanti gli argomenti trattati per aiutare lo sport italiano, con defiscalizzazione degli sponsor e supporto alle società. I professionisti probabilmente resteranno fermi per tutto il mese di aprile e si iniziano ad aprire le ipotesi, che solo la pista e le prove a cronometro riprenderanno, rinviando al 2021 il Giro d’Italia e tutte le altre corse europee.
Oggi ha avuto un incontro con il ministro dello sport Spadafora, che impressioni ha avuto?
«Sicuramente molto buone, perché ha capacità di rivolgere attenzione a tutti i settori, con particolare interesse per le attività giovanili».
Quali sono stati i punti che avete affrontato?
«Abbiamo parlato degli aspetti economici che riguardano tutte le federazioni sportive, con i decreti che si stanno ultimando e le possibili tempistiche per riprendere l’attività sportiva».
Quanti sono e come verranno distribuiti i fondi allo sport?
«Al momento sta andando a regime il decreto che riguarda i tecnici e sono stati stanziati 50 milioni di euro, che non sono molti, considerando i numeri di tutte le federazioni. Probabilmente si riuscirà ad arrivare a 100 milioni ma bisogna lavorarci. Se vengono aperti gli sportelli tecnici, si avranno gli altri fondi verso settembre o ottobre».
Può spiegarci meglio i passaggi che ci saranno.
«Questa notte è passato il decreto sulla liquidità che si appoggerà al Credito Sportivo, ma ancora non è uscito il regolamento.  Si tratta di fondi riservati alle sole società sportive iscritte al CONI, quindi  dilettantistiche».
La crisi ha colpito anche gli sponsor che supportano lo sport, che tipo di interventi verranno presi?
«Si sta lavorando ad una defiscalizzazione degli sponsor fino al 2021, con la conferma che quella sponsorizzazione continui anche per l’anno successivo».
A quanto potrebbero ammontare le detrazioni fiscali per gli sponsor?
«Ancora non è stato stabilito ma speriamo di arrivare al 30 o 40 per cento». 
Avete firmato un documento insieme all’Associazione Corridori Professionisti, in cui avete chiesto la ripresa dell’attività per i professionisti. Che risposta avete ricevuto?
«Abbiamo analizzato molti aspetti e il problema è che ci sono ancora troppi focolai attivi al Nord, dove risiedono la maggior parte delle società sportive e dei corridori professionisti. Abbiamo lavorato tutti per far abbassare il numero di contagi e decessi ed è giusto adesso rimanere a casa. Probabilmente l’attività, per i professionisti e gli atleti di interesse nazionale, riprenderà dopo il 3 maggio. Non possiamo in questa fase spostare autorità militari per seguire i nostri atleti in allenamento».
Che previsioni ci sono per un ritorno alle corse?
«Questo è un altro degli aspetti che abbiamo affrontato. La ripresa dell’attività non è legata solo alla situazione italiana, ma anche agli altri Paesi. La Francia, con la Germania, il Belgio e la Spagna, ha numeri altissimi che non danno cenni di miglioramento. Questi Paesi sono i primi ad essere molto preoccupati, è impensabile far partire delle corse da loro a breve. La Spagna ha superato l’Italia per contagi, il Belgio è molto piccolo e ha numeri in proporzione alla popolazione paragonabili ai nostri. Noi abbiamo iniziato una fase di discesa dei contagi, in Nord Europa non ancora e non tutti hanno attuato delle restrizioni rigide come le nostre, favorendo Il diffondersi del virus».
Come pensate di procedere?
«Stiamo valutando molte ipotesi e si riprenderà con prudenza, non con gare di gruppo e protocolli sanitari ben precisi. Le prime a ripartire potrebbero essere le prove a cronometro e la pista, ma con calendari ben precisi e scaglionati».
Per quanto riguarda il Giro d’Italia?
«Per il momento ci stiamo muovendo solo su ipotesi, non sappiamo come sarà l’andamento di questa epidemia nei prossimi mesi, tutti dobbiamo essere pronti anche a rinunciare alle nostre corse per il bene della collettività».
Quindi niente Giro?
«Purtroppo questa è una delle ipotesi possibili, che non riguarda solo il Giro d’Italia, ma tutte le altre corse in Europa».
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