Dettori come Lester Piggot: vince per la quinta volta la Goodwood Cup

Dettori come Lester Piggot: vince per la quinta volta la Goodwood Cup
di Piero Mei
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Martedì 28 Luglio 2020, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 18:30
Un altro “veterano”, un’altra Coppa, un altro record per Frankie. In sella Stradivarius, purosangue di sei anni, Dettori ha vinto la “Goodwood Cup”, per la sua quinta volta, come Lester Piggott e altri quattro “champion jockeys”, mentre Stradivarius l’ha vinta per la sua quarta, come nessun cavallo aveva mai fatto fin dal 1812, anno nel quale la “Goodwood Cup”, distanza di due miglia, cioè 3218 metri, fu corsa in origine. Siccome ai tempi andavano di moda più i cavalli da distanza che non quelli veloci e precoci che rendessero presto in premi, la gara allora si disputava su tre miglia, 4827 metri. Tre volte, come Stradivarius fino ad oggi, la aveva vinta solo Double Trigger alla fine del secolo scorso.

“ROBA DA SOGNO”
“Stuff of dreams”, “roba da sogno” ha detto Frankie dopo la vittoria. “Essere in sella in tre giorni, prima su Enable e poi su Stradivarius è proprio roba da sogno”. Il successo è stato sofferto, Dettori ha rischiato di restare intrappolato nel folto dei 7 partenti, fra i quali il tre anni Santisago che era indicato come il possibile vincitore, secondo favorito a 15 contro 8, mentre Stradivarius era a 4 contro 7. Frankie ha seguito il giovane avversario (un tre anni) ed alla fine non riusciva a trovare il varco giusto. Quando lo ha trovato, Stradivarius si è scatenato manco fosse Gervinho ed ha vinto di una lunghezza davanti a Nayef Road, che l’ultima volta che si erano incontrati, al Royal Ascot nella Gold Cup, gli era finito a 10 lunghezze. Santiago è arrivato terzo. In sella a Nayef Road l’altro “italiano di Newmarket”, Andrea Atzeni con cui Stradivarius aveva vinto le prime due delle sue sue quattro Goodwood Cup, nel 2017 e 2018. Frankie ci ha vinto nel 2019 e nel 2020.

UNA STORIA “GLORIOSA”
La “Goodwood Cup” è una delle più popolari corse di cavalli in Inghilterra dove le stesse sono popolarissime. Proprio a Goodwood, ippodromo nel sud dell’isola, si avrà un “esame Covid-19”: il meeting a cavallo fra luglio e agosto, chiamato Glorious Goodwood, dura cinque giorni e il quinto giorno, l’1 agosto, l’ippodromo sarà riaperto al pubblico come “esperimento” del ritorno a una seminormalità dopo il lockdown. Quattro giorni a porte chiuse e il quinto con 5000 ammessi, i quattromila soci sostenitori di Goodwood e il passi per un migliaio tra proprietari di cavalli e addetti ai lavori vari.
LA REGINA DI COPPA
Tra i tantissimi vincitori viene ricordata in modo particolare Kincsem, cavalla ungherese vincitrice nel 1878. E’ la purosangue più “imbattuta” di sempre, avendo vinto tutte le 54 corse cui ha partecipato nella sua carriera da due a sei anni. A Budapest le hanno eretto un monumento e intitolato un parco e un museo. Da puledra fu “rapita” dai gitani e il proprietario dovette “riscattarla”, Perché avete preso proprio lei nel mio gruppo di puledri, visto che è la più brutta? Chiese il proprietario. Perché lei sarà un vero campione, rispose l’esperto gitano che aveva ragione. Aveva torto, invece, il successivo compratore, tale Orczy, che la restituì al venditore dicendo “non vincerà mai niente”.

IL CAPPELLO DEL MARCHESE
C’è anche un cavallo italiano nell’albo d’oro. E’ Tenerani, il padre di Ribot, che vinse nel 1948. Federico Tesio, il più grande allevatore della storia ippica, lo portò a Goodwood; alla vigilia della corsa si accorse che il cavallo aveva un problema a uno zoccolo e che bisognava intervenire sulla ferratura. Guardò il suo socio, il marchese Mario Incisa della Rocchetta, e pensò che il cappello indossato dal nobile poteva venire utile. Così glielo tolse dalla testa, ne ritagliò un pezzo e lo sistemò fra il ferro e lo zoccolo. Il marchese ci rimase male: lo aveva appena acquistato a carissimo prezzo dal cappellaio Lock, il più antico del mondo, che vantava tra i clienti del negozio di St James Street, tutti i reali, Oscar Wilde e Winston Churchill. Ci rimase benissimo, invece, Tenerani, completamente a suo agio sul feltro magico e vincitore della Coppa.

LA FUCILATA DI SARONNI
Non solo cavalli a Goodwood, ma anche motori (c’è uno storico circuito automobilistico) e ciclisti. Fu lì che nel 1982, quando l’Italia vinceva tutti i mondiali, Giuseppe Saronni ebbe uno scatto micidiale nella salitina verso l’ippodromo dov’era il traguardo e cnquistà la maglia arcobaleno. La corsa si era svota quasi tutta all’interno della grande tenuta appartenente al duca di Richmond, che nella sua casa settecentesca mostrava a pagamento le varie vedute dipinte da Canaletto mentre all’esterno trionfavano i cartelloni pubblicitari delle biciclette: anche i duchi “tengono famiglia”.
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