Un pugile sale sul ring per vincere. Dietro a questa verità lapalissiana, ci sono le mille sfumature che possono definire un campione, rendendolo grande, prima ancora che l'arbitro abbia invitato i secondi ad uscire dal quadrato. Se a Giovanni di Carolis si chiede perché a 37 anni (da compiere ad agosto), sia voluto salire su un aereo alla volta di Manchester, per tentare di aggiudicarsi, sabato 15 maggio, il vacante titolo europeo dei Supermedi, contro un avversario di quasi 9 anni più giovane, Lerrone Richards, la risposta è sì, «vincere», ma, soprattutto seguire il proprio cuore. «Non penso all'età – risponde al telefono da Manchester – Penso solo agli stimoli e alla volontà di conseguire buoni risultati. Combattere fuori casa non mi spaventa, anzi: sono spinto a fare bene e a dare il meglio in quella che è, soprattutto, una sfida con me stesso». Aspettava da un anno e mezzo di poter salire sul ring per questo titolo. Cinque match sono saltati, non solo per la pandemia. E questo ha significato allenarsi, spesso, “a vuoto”, senza poter poi scaricare l'energia accumulata dopo settimane di sacrifici. «E' stato snervante – ammette De Carolis, che è allenato da Italo Mattioli e Luigi Ascani, della Team Boxe, alla Montagnola – tra forfait degli avversati e motivi sanitari. Mi allenavo per 5 settimane e poi saltava tutto: non è stato facile». Entrato in una palestra a 16 anni, De Carolis ha vinto tanti titoli importanti. Come sottolinea anche il suo manager, Davide Buccioni: «Giovanni si è aggiudicato un titolo mondiale WBA, un titolo italiano, tanti titoli internazionali. Manca solo l’Europeo nella sua bacheca. E siamo fiduciosi, perché in trasferta ha sempre fatto bene”. Nel 2016, era diventato campione del mondo Wba, battendo a Offenburg il tedeco Vincent Feigenbutz.
Anche per questo, non lo preoccupano più di tanto i bookmaker, che lo danno sfavorito. «Mi sento pronto – racconta – E' vero, il mio avversario non è mai stato sconfitto, ma non è la prima volta che mi capita di salire sul ring contro un imbattuto.