Giochi a rischio: saltano i preolimpici e Tokyo 2020 è sempre più in bilico

Giochi a rischio: saltano i preolimpici e Tokyo 2020 è sempre più in bilico
di Gianluca Cordella
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Martedì 17 Marzo 2020, 07:30
La fotografia è stata scattata ieri a Londra. Il torneo preolimpico di pugilato, che il 14 marzo era cominciato nel segno dell’ottimismo, è stato fermato dalla task force del Cio che sovrintende alla boxe olimpica dopo il commissariamento dell’Aiba. Motivi di sicurezza, ovviamente. Lo stesso era successo a Baku, sabato scorso: la tappa di World Cup di ginnastica artistica, che avrebbe assegnato punti decisivi per il pass olimpico, è stata fermata quando c’erano già le qualificate per la final eight. Boxe e ginnastica, due istantanee di uno sport che da un lato vuole disperatamente lasciarsi andare e dall’altro deve però fare i conti con le inevitabili restrizioni legate alla pandemia di coronavirus. A Londra e Baku è toccata, in piccolo, quella sorte che, secondo un’opinione pubblica che si rafforza giorno dopo giorno, attende anche Tokyo. Nel Giappone “politico” - dal governo al comitato Tokyo 2020 - nessuno vuole parlare di rinviare le Olimpiadi. E, per la verità, nessuno contempla al momento nemmeno la possibilità che possano disputarsi senza pubblico. «Tokyo accoglierà i Giochi come previsto dal 24 luglio», ha assicurato nei giorni scorsi il premier Shinzo Abe.

Ma la verità è che se i vertici tengono botta, la base traballa. A cominciare da quel 69,9% dei giapponesi che, secondo un sondaggio della Kyodo, ritiene «inopportuno» ricevere migliaia di atleti e tifosi provenienti da tutto il mondo. Un dato che si sposa con i numeri di un altro studio - realizzato nei giorni scorsi dall’emittente pubblica Nhk - secondo il quale la percentuale della popolazione favorevole allo spostamento dei Giochi ha superato quella di coloro che sposano la linea Abe: 45% contro 40. La patata bollente è dunque nelle mani del Cio.

DOPPIO APPUNTAMENTO
Il Comitato olimpico, che sin dall’inizio ha detto di voler decidere in base alle indicazioni dell’Oms, vuole fare il punto prima con le federazioni internazionali - oggi - e poi con i comitati olimpici, domani mattina. All’ordine del giorno c’è soprattutto il caos dei preolimpici e dei Trials nazionali, di calendarizzazione sempre più complicata con l’allargarsi del contagio. Il 60% degli undicimila atleti previsti è qualificato: gli altri sono appesi alle selezioni. Per questo il Cio sta considerando l’ipotesi di allentare gli standard di qualificazione, in modo da concedere il pass anche agli atleti in bilico che non saranno in grado di competere e migliorarsi nelle prossime settimane a causa delle restrizioni imposte dal virus.

Ma torniamo a Losanna, dove, è prevedibile, il presidente Thomas Bach a qualche domanda sulle effettive possibilità di svolgimento dei Giochi nelle date previste dovrà rispondere. Attendersi certezze, tuttavia, sarebbe errato. «Navighiamo a vista - ha ricordato ieri il presidente del Coni Giovanni Malagò - La realtà è che nessuno sa da qui a uno, due, tre mesi come staranno le cose. Ma Bach è una persone saggia e lungimirante e in questi due giorni raccoglierà idee». In ogni caso, ha aggiunto il numero uno dello sport nazionale, «una deadline potrebbe essere a giugno: mancano 130 giorni, ma bisogna verificare come staranno le cose da qui a 60/70 giorni».

LA VOCE DEI PROTAGONISTI
Ci vorrà pazienza insomma. Il problema è che gli atleti sembrano non averne più. «Le Olimpiadi devono essere rinviate. Quello che abbiamo visto finora potrebbe essere solo la punta dell’iceberg», ha detto lo sprinter britannico Guy Learmonth, primo big a “rompere il ghiaccio”. Gli ha fatto eco il nostro Chicco Molinari. «Non vedo come si possano radunare tutte quelle persone già in estate. Meglio rinviare: la salute viene prima di tutto». Lo sa bene il campione azzurro che rinunciò a Rio 2016 e al ritorno olimpico del golf anche per la minaccia dello Zika. Altri Giochi, altro virus.
 
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