Di Rocco: «Il governo ci aiuti anche con meccanici e autisti, non solo con i campioni»

Renato Di Rocco
di Francesca Monzone
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Venerdì 3 Aprile 2020, 07:30
Far ripartire lo sport non sarà facile, ma Renato Di Rocco, numero uno del ciclismo italiano e vice presidente della Federazione ciclistica internazionale, è ottimista e assicura che con l’intervento del governo, il nostro ciclismo avrà aiuti concreti, con il Giro in ottobre e cassa integrazione per tutte le categorie.
Mercoledì ha avuto una video conferenza con gli organizzatori dei grandi giri e delle Classiche Monumento. Cosa avete stabilito?
«Abbiamo annullato tutte le gare fino a maggio perché l’emergenza coronavirus si è estesa in tutta Europa. Se inizialmente si parlava del caso Italia, oggi tutti i Paesi stanno vivendo questa emergenza. Si darà la precedenza in calendario ai grandi giri e poi alle 5 Classiche Monumento. Ogni nazione però, avrà una propria autonomia per le gare».
Oggi incontrerà il ministro dello sport Spadafora: cosa gli chiederà?
«Abbiamo una conference call alle 12 ma sarà il ministro a fare delle domande. Ieri si è costituita l’unità di crisi, siamo in attesa del decreto con le norme su come intervenire. Farò presente il nostro stato di crisi e chiederò di garantire un sostegno a tutte le figure professionali legate al ciclismo, a società organizzatici e squadre».
A quali figure professionali si riferisce?
«Per gli atleti ci sono già delle procedure in atto e anche medici e giornalisti hanno i loro fondi previdenziali di riferimento. Vogliamo che vengano tutelati tutti i lavoratori del ciclismo, come massaggiatori, meccanici, autisti, magazzinieri».
È stato aperto un dialogo anche con Sport e Salute?
«Certamente, perché attraverso Sport e Salute verranno esaminate le singole problematiche e verrà ricostruito tutto quello che si muove nello sport italiano».
Come si muoverà la sua federazione?
«Cercheremo di agire a 360 gradi ma ci sono tante differenze a livello di regime fiscale e dobbiamo capire come intervenire. Per questo abbiamo posto un quesito al ministero delle Finanze. Abbiamo squadre italiane con sede fiscale e commerciale all’estero e dobbiamo capire come trattarle. Probabilmente alcuni team dovranno chiedere intervento ai Paesi dove hanno la sede».
Quando riprenderà lo sport italiano?
«Non saranno le federazioni a decidere e neanche il Coni: le gare riprenderanno quando le unità governative lo avranno stabilito. Noi seguiremo le modalità che ci verranno indicate. Si parla di una fase 1 e una fase 2 e anche lo sport dovrà seguire queste indicazioni per un ritorno alla normalità».
Ci saranno procedure particolari?
«Sicuramente e ne abbiamo già parlato con i rappresentanti delle squadre e dei corridori. Non dobbiamo far correre rischi a nessuno e dovremo capire quali saranno le nuove regole sanitarie da far seguire, per questo ci aggiorniamo ogni 15 giorni. Probabilmente i primi eventi sportivi saranno senza pubblico».
In Italia sono stati fermati anche i professionisti, questo blocco quanto incide sulla preparazione di un atleta?
«Nella maggior parte dei Paesi c’è il fermo totale, solo Belgio e Olanda consentono gli allenamenti in bici. Certamente ciò non aiuta gli atleti, quindi stiamo valutando un ritorno alle corse con 5 settimane di anticipo sul primo grande giro. In questo modo i corridori avranno la possibilità di essere di nuovo competitivi».
Come potrebbe essere un nuovo calendario?
«Come ho detto la precedenza sarà data ai 3 grandi giri. Il Tour ha appena confermato la sua partenza in luglio e la Vuelta in agosto, il Giro d’Italia obbligatoriamente si farà in ottobre, non ci sono alternative e ci saranno sovrapposizioni di gare. I campionati nazionali verranno spostati nell’ultima parte dell’anno, affinché a giugno ci siano le settimane di corsa indispensabili per affrontare la prima grande corsa a tappe. Cercheremo di ricollocare le classiche e settembre sarà per Mondiali ed Europei. Troveremo spazio anche per Tirreno-Adriatico, Strade Bianche e Coppi e Bartali».
 
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