Tuttavia, proseguono, «proprio per non correre il rischio di arrivare a questo punto, lo scorso 6 marzo abbiamo sottoscritto con Sport e Salute S.p.A.
e Federazioni Sportive Nazionali un accordo, peraltro rinnovato lo scorso 21 aprile in previsione della cosiddetta 'Fase 2', finalizzato a definire modalità e istituti (tra cui il lavoro agile, invero utilizzato solo per il 40% dei dipendenti da parte della Fin) atti a fronteggiare l'emergenza epidemiologica Covid-19, le cui previsioni continuano ad essere pienamente efficaci e vincolanti. Conseguentemente, riteniamo sia da escludersi, anche sotto tale profilo, la legittimità in ordine al ricorso da parte della Federazione italiana nuoto al Fondo di integrazione salariale». In ragione di quanto sopra, Fp Cgil, Cisl FP, Uilpa e Cisal Fialp «si riservano di valutare la legittimità della decisione assunta in tutte le sedi deputate e, contestualmente, di avviare tutte le iniziative di lotta ritenute necessarie a contrastare la scelta assunta dalla Fin per tutelare i diritti e gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti», concludono.
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