Coronavirus, Matteo Trentin: «La mia CCC è in crisi e noi non siamo tutelati»

Coronavirus, Matteo Trentin: «La mia CCC è in crisi e noi non siamo tutelati»
di Francesca Monzone
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Martedì 7 Aprile 2020, 17:40 - Ultimo aggiornamento: 18:29
La formazione polacca CCC di Matteo Trentin sta navigando in cattive acque e il blocco corse, a causa del coronavirus ha ulteriormente aggravato una situazione già difficile. A fornire informazioni è lo stesso Matteo Trentin, il vice campione del mondo, approdato quest’anno nella formazione sponsorizzata dal calzaturificio polacco.
Cosa sta succedendo alla sua squadra?
“Ufficialmente non ci è stato comunicato nulla dal team. In mano non abbiamo niente di scritto. Con precisione non sappiamo cosa stia accadendo, sappiamo quello che tutti hanno letto sui giornali e che ci sono difficoltà economiche”. 
In quale modo la squadra ha comunicato con voi il suo stato di crisi?
“Giovedì scorso abbiamo avuto una riunione via web con la squadra, dove sono state fatte delle ipotesi e basta”.
Quali proposte avete ricevuto?
“Io non le definirei proposte ma solo delle idee. Con gli altri membri della squadra abbiamo subito chiesto di avere delle proposte in forma scritta e che le parole non erano per noi una forma di trattativa accettabile”. 
I toni come sono stati?
“Sono stati sereni abbiamo fatto parlare il nostro responsabile e abbiamo fatto presente la nostra posizione. Il nostro manager ha esposto delle ipotesi di proseguimento e alcune non erano sicuramente a vantaggio della squadra”. 
Fino ad oggi sono stati pagati i vostri stipendi?
“La squadra è stata regolare ed è stato pagato anche lo stipendio di marzo. Di fatto abbiamo capito che da adesso ci saranno dei cambiamenti economici, ma non è chiaro come”. 
In qualche modo vi sentite tutelati?
“Onestamente no. Solo Francia e Belgio hanno dei sostegni economici per lo sport, perché i gruppi sportivi vengono consideranti come le aziende. In Italia e in altri Stati questo non avviene. Bisogna ricordarsi che dietro una squadra ci sono delle persone e che ci sono delle famiglie da mantenere. Non parlo solo dei corridori, ma di tutto il personale che manda avanti una squadra”. 
Riesce ad uscire in bici in questo periodo?
“In teoria a Monaco dove abito è consentito, ma essendo molto piccolo è praticamente impossibile. Normalmente andavo in Francia ma adesso è vietato, quindi sto facendo degli allenamenti alternativi e seguo la mia famiglia”.
Come sono le sue giornate?
“Faccio due sedute con i rulli, una la mattina e una il pomeriggio, poi del potenziamento su una scalinata che si trova dietro la mia casa. Ma non ha molto senso allenarsi in questo periodo, le gare forse riprenderanno in giugno ed è inutile stressare il fisico”. 
Domenica scorsa a causa del blocco delle corse, c’è stato il primo Giro delle Fiandre lockdown. Le piace questo modo di correre?
“Secondo me è molto efficace, serve sia al pubblico che sta a casa ma anche alle squadre, perché in questo modo c’è visibilità ed è importante anche per gli sponsor. Penso che in futuro vedremo sempre più iniziative come questa”
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