Conti: «La maglia rosa era un sogno, ora voglio tornare a vivere a Roma»

Valerio Conti a Il Messaggero.Tv
di Francesca Monzone
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Mercoledì 3 Luglio 2019, 09:30

Quella di Valerio Conti è la storia più bella del Giro d’Italia 2019. Primo romano in rosa della storia (anche se Dario Beni era stato in testa prima di lui, ma era il 1909 e la maglia simbolo ancora non c’era), ha difeso la vetta della classifica per 6 giorni. Che gli hanno cambiato la vita.
Cosa le è rimasto del Giro?
«La maglia rosa è stata la realizzazione del mio sogno più grande. Ma sto realizzando solo ora cos’è successo. La gente mi ferma in bici mentre mi alleno, significa che ho avvicinato tante persone al ciclismo. Una bella soddisfazione».
 


Durante il Giro ha detto di aver avuto tutto dalla vita...
«E’ così, mi ritengo un ragazzo fortunato. Non cerco macchine di lusso o grandi cose, perché la mia famiglia mi ha insegnato a vivere in un modo semplice, apprezzando quello che si conquista. Gli unici desideri sono legati al ciclismo, la mia grande passione, dove mi piacerebbe conquistare altri traguardi importanti».
Qual è il suo primo ricordo legato alla bicicletta?
«Ero in vacanza con la mia famiglia in Umbria, mio cugino più grande di me aveva una bici da corsa, iniziai a salirci sopra e a mettere i suoi scarpini enormi per il mio piede. Su quelle strade è nata la mia passione per il ciclismo e poi mio zio in un negozio di via Casilina mi ha comprato la prima bici».
In famiglia chi le ha trasmesso la passione?
«Mio padre e mio zio. Hanno corso entrambi, ma zio è stato il gregario di Coppi e mi ha insegnato tanto».
La maglia rosa l’ha aiutata a scoprire qualcosa su se stesso?
«Che sono molto più competitivo di quanto pensassi».
Si sente cambiato?
«Sono rimasto un ragazzo semplice, che ama il ciclismo, la famiglia e la sua città. Vivo a Fiume ma mi piacerebbe tornare a vivere a Roma, incontrare gli amici di infanzia e andare a Via del Corso e al Terminillo».
Prossimi impegni?
«Sarò al Giro di Polonia e poi alla Vuelta, il Tour non lo farò. Al Giro avevo avuto un problema fisico e mi sono dovuto ritirare, Ho ripreso ad allenarmi da poco».
Sabato partirà il Tour de France, che corsa vedremo?
«Come sempre sarà una corsa molto nervosa dove tutte le squadre vanno per cercare il successo. Per noi ciclisti è la corsa più stressante».
Chi saranno i favoriti?
«Con tanti big assenti per infortunio, il favorito sembra Bernal, ma non dobbiamo dimenticare Nibali e Aru. Poi ci saranno anche Bettiol, Viviani e Colbrelli che correranno per le vittorie di tappa. Come outsider direi Fuglsang».
Spesso nelle corse è emerso il problema della sicurezza legata al pubblico troppo invadente. Come si risolve il problema?
«I tifosi italiani sono rispettosi verso i corridori. Al Giro se non sbaglio fu un tifoso sloveno a far cadere Lopez. Anche al Tour ci sono stati molti problemi. Spesso tra quelle ali di folla si sente una puzza di alcol molto forte. Ma è impossibile transennare 200 chilometri di percorso, bisogna affidarsi al buon senso delle persone. Il ciclismo è tanto amato anche per la vicinanza della gente al corridore in gara».
 

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