Dopo il trionfo al Tour, Nibali si racconta:
«Doping, gli anni bui sono alle spalle»

Dopo il trionfo al Tour, Nibali si racconta: «Doping, gli anni bui sono alle spalle»
di Gabriele De Bari
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Sabato 9 Agosto 2014, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 16:26
Il ragazzo venuto dal Sud che ha conquistato il mondo correndo in bicicletta.

La storia di Vincenzo Nibali è quella di un campione nato a Messina ma costretto a emigrare in Toscana per inseguire il sogno ed entrare nella storia dello sport, come ci racconta in questa intervista.



È più difficile vincere quando si nasce al Sud?

«Il ciclismo è uno sport radicato in altre regioni e bisogna prenderne atto quando si fa una scelta di questo tipo. Nel mio caso, dietro alle vittorie da professionista, coronata da un successo come il Tour de France, ci sono anni di sacrifici che non hanno significato soltanto allenamenti e rinunce. Per me hanno voluto dire anche lasciare la famiglia, gli amici che avevo da ragazzino, per trasferirmi a centinaia di chilometri e coltivare una passione, un sogno, una professione che, a quella età, neanche sai come potrà andare».



Uno su mille ce la fa, quindi...

«Spero che la mia storia e il mio percorso professionale possano essere da esempio e da stimolo per tanti ragazzini della mia terra di altre zone del Sud».



Chi può aiutare i giovani promettenti a emergere?

«Mi auguro che si possa fare di più a livello sportivo e istituzionale, affinché i ragazzi abbiano la possibilità di realizzare i loro sogni senza doversi trasferire lontano quando sono piccoli».



A seguire le tappe al Tour sono arrivati anche il Presidente della Repubblica e il Premier francesi: perché al Giro questo non succede?

«Il Tour è una corsa speciale con un fascino mondiale e fa piacere ai corridori sentire la presenza di personaggi di questo livello. Credo che, se si creeranno le occasioni giuste, anche al Giro d’Italia si potrebbe avere la partecipazione delle alte cariche dello Stato. Magari con una tappa in partenza o in arrivo a Roma, che renderebbe la situazione logistica più semplice. A tal proposito colgo l’occasione per ringraziare ufficialmente anche il premier, Matteo Renzi, per i messaggi di supporto e l’invito che, appena possibile, onorerò».



Quanto ha inciso la famiglia nel trionfo al Tour?

«È stata determinante. Senza mia moglie Rachele e mia figlia Emma non avrei ottenuto questi risultati. In certi momenti la loro presenza dà la carica e la forza per sopportare tanti sacrifici».



Molte persone non sanno cosa si nasconde dietro una vittoria prestigiosa com’è quella della maglia gialla.

«È un percorso che inizia da lontano, da quando lo scorso inverno abbiamo iniziato a preparare il Tour. Io e i miei compagni di squadra siamo stati tre mesi di lontananza da casa. I ritiri in altura, gli allenamenti duri, i test per verificare le condizioni fisiche. C’è un gruppo di uomini che lavora tanto per mettere il capitano nella situazione migliore. Il resto lo hanno fatto le mie gambe».



Tredici mesi senza vittorie avevano minato le sue certezze?

Non nego, però, che l’essere rimasto per così tanto tempo senza successi e senza ottenere risultati, avesse iniziato a farsi sentire dentro di me. Ma la mia preparazione di quest’anno era stata impostata per centrare un grande obiettivo: il Tour ».



Prima, però, è arrivato il titolo italiano a scacciare le paure.

«Quando ho tagliato il traguardo a braccia alzate è stata una liberazione».



I tifosi hanno visto le lacrime del campione...

«Pur essendo tranquillo, perché sapevo di essermi preparato nel modo giusto, un corridore ha bisogno di vincere per avere una spinta in più. Così mi sono commosso e sono scoppiato a piangere, un po’ come è accaduto sul podio di Parigi mentre ascoltavo l’inno di Mameli».



Al Tour è sembrato tutto facile...

«Posso assicurarvi che non è stato così. Ho vissuto tre settimane faticose ma bellissime, soltanto adesso mi sto rendendo conto di quello che ho fatto».



A che età ha avuto la prima bicicletta?

«Nove anni».



E’ vero che andava fortissimo anche da ragazzino?

«Sì, la bici mi è sempre piaciuta e così è diventata il mio lavoro».



Da ragazzo per chi tifava?

«Moser e Pantani».



La signora Tonina Pantani aspetta la sua maglia gialla...

«Gliela devo, mi ha regalato quella di Marco; appena potrò le porterò la mia a Cesenatico».



Cosa pensa sull’ipotesi di omicidio del Pirata?

«Posso solo dire che è doloroso rinvangare nel passato. Aggiungo che Pantani resterà per tutti un mito e nessuno potrà cancellare quello che ha fatto sulle montagne».



Lei è il simbolo del ciclismo pulito: possiamo dire che siamo fuori dal tunnel?

«Credo di sì, con la partecipazione di tutti. Gli anni bui sono alle spalle, nel gruppo si respira un’aria nuova ed è quello che chiedevano i tifosi. Il ciclismo sta facendo tanto per riacquistare immagine e credibilità».



È entrato nel ristretto novero dei giganti che hanno trionfato nei tre grandi Giri, collezionando anche 7 podi, adesso le manca una classica: punterà sul Lombardia?

«Il Lombardia mi piace, ma quest’anno non so se rientrerà nei miei programmi. Di certo vincere una grande classica è uno dei prossimi sogni da realizzare. Di secondi e terzi posti, ne ho già conquistati abbastanza».



LA FESTA

Grande festa a Mastromarco, in Toscana, per Vincenzo Niobali, fresco vincitore del Tour de France. Il campione è cresciuto in questa piccola località, dove ha cominciato a correre in bicicletta, ottenendo i primi risultati che ne annunciavano una carriera importante. I tifosi di Mastromarco, una frazione del comune di Lamporecchio, in provincia di Pistoia, che lo hanno adottato, fondando anche un club ”i Cannibali”, furono presenti in massa anche al suo ritorno dalla vittoriosa Vuelta. Nibali, alle 17, terrà una conferenza stampa nel teatro comunale di Lamporecchio. Il campione, rientrato a casa soltanto martedì, dai circuiti post Tour, dopo i festeggiamenti in Toscana, si recherà a Messina per abbracciare la sorella e tutti gli amici. Dopo si prenderà una settimana di vacanza, prima di cominciare la preparazione in vista della fase finale di stagione, con il Mondiale in Spagna il Lombardia.



Intanto il grande rivale dello Squalo, Alberto Contador, che abita vicino a Nibali, nella residenza di Lugano, sta rafforzando la squadra per il prossimo anno. Annunciato il primo grande acquisto che sarà lo slovacco, Peter Sagan, ingaggiato dalla Saxo Tinkoff dopo la decisione della Cannondale di lasciare il ciclismo, almeno come primo sponsor. Sagan, uno dei corridori più forti al mondo, sarà utile soprattutto per le classiche. Al Giro di Danimarca da segnalare il successo italiano del velocista Andrea Guardini.
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