Ciclismo, Aru riparte dal suo primo amore: il ciclocross

Ciclismo, Aru riparte dal suo primo amore: il ciclocross
di Carlo Gugliotta
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Domenica 27 Dicembre 2020, 09:30

Fabio Aru torna al primo amore con l’obiettivo di rilanciarsi. Il corridore sardo, reduce da tre stagioni decisamente sottotono, sarà oggi al via della gara di ciclocross di Ancona: sarà solo il primo di tre appuntamenti fino ad oggi confermati per il vincitore della Vuelta 2015, che torna ad affrontare la disciplina che lo ha forgiato prima di passare professionista, il ciclocross. 
NEL FANGO 
La scelta di tornare a correre sugli sterrati del ciclocross è in netta controtendenza con le preparazioni invernali che Aru ha svolto da quando è passato professionista. Tra dicembre e gennaio, il corridore sardo ha sempre cercato il caldo, svolgendo lunghe sessioni di allenamento in sella alla bici da strada con l’obiettivo di macinare quanti più chilometri possibili. Prima di passare professionista, invece, Aru era solito partecipare alle gare sugli sterrati: nel 2008 è stato azzurro ai mondiali di Treviso, dove Peter Sagan chiuse in seconda posizione alle spalle del francese Arnaud Jouffroy. L’ultima gara di ciclocross di Aru risale invece al campionato italiano del gennaio 2012. Un vero e proprio ritorno al passato dunque, con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle tre stagioni molto complicate. 


NUOVI STIMOLI 
Oggi, Fabio Aru gareggerà al Cross Ancona Le Velò, manifestazione dell’Adriatico Cross Tour, con la divisa della UAE Team Emirates, squadra con la quale il rapporto di lavoro terminerà il 31 dicembre. Con il nuovo anno, il sardo passerà alla formazione sudafricana Qhubeka-Assos, dove troverà gli italiani Giacomo Nizzolo, Domenico Pozzovivo e Matteo Pelucchi.
Le tre stagioni con il team degli Emirati Arabi sono state decisamente da dimenticare, aggravate dall’intervento chirurgico all’arteria iliaca della gamba sinistra a cui il corridore si è dovuto sottoporre nel 2019. L’ultima apparizione in gara del trentenne di San Gavino Monreale risale alla nona tappa del Tour de France, da Pau a Laruns, vinta dal proprio compagno di squadra Tadej Pogacar, che da lì a poco si sarebbe preso anche la classifica generale finale a Parigi. Era il 6 settembre: da quel giorno in poi Aru non ha più preso parte a una competizione ufficiale.


RICOMINCIARE 
Dopo un periodo così complicato, la parola chiave è rilanciarsi. Per questo motivo, il commissario tecnico della nazionale italiana di ciclocross, Fausto Scotti, guarda con fiducia al futuro di Fabio Aru: «Fabio è entusiasta di gareggiare nel cross. Non dovrà fare il risultato, ma semplicemente cercare la forma migliore divertendosi. Con lui abbiamo pianificato una serie di gare alle quali prenderà parte da qui ai primi di gennaio, quando partirà per il training camp con la sua nuova squadra». Fino ad oggi, nel suo calendario sono confermate le date del 29 dicembre a San Fior (Treviso) e il 3 gennaio a Cremona. Dal 6 gennaio, il sardo inizierà la preparazione su strada nel ritiro della Qhubeka-Assos: non sappiamo ancora se il suo obiettivo principale per il 2021 sarà il Giro d’Italia o il Tour de France. 
Fausto Scotti spiega che «Aru ha deciso autonomamente di ricominciare con il ciclocross.

Prenderà parte a queste poche gare per poter essere libero mentalmente e svolgere lo stesso lavoro che faceva un tempo». Il commissario tecnico romano è convinto che questo ritorno al passato possa giovare davvero a un corridore che, oltre a vincere la corsa a tappe spagnola, in carriera è anche salito sul podio finale del Giro d’Italia e ha vinto due campionati italiani: «Credo che nella prossima stagione possa cambiare il suo modo di correre. Fabio è uscito ferito nell’orgoglio dopo il ritiro dal Tour: abbiamo parlato a lungo e gareggiare nel ciclocross lo rende felice. Ogni giorno mi manda degli audio in cui lo sento contento come un bambino. L’obiettivo è quello di avere maggiore brillantezza non solo nelle grandi corse a tappe, ma anche nelle corse di un giorno. Il ciclocross è una grande palestra per tutti i corridori su strada, gli esempi principali sono quelli di Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert, ma in Italia abbiamo anche Matteo Trentin, che ogni anno si ritaglia sempre quelle tre o quattro gare di fuoristrada alle quali partecipare per essere competitivo anche su strada».

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