Chimenti: «La mia Ryder Cup un regalo per Roma»

Chimenti: «La mia Ryder Cup un regalo per Roma»
di Gianluca Cordella
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 00:53

Presidente Chimenti, il 20 dicembre resterà una data importante della sua carriera da dirigente: riceverà il Collare d’oro al merito sportivo...
«Una soddisfazione enorme. Anche perché arriva in un momento particolare, in un luogo particolare e in un contesto particolare: ci sarà il premier Mario Draghi e sarò premiato insieme al presidente del Cio Thomas Bach. Normalmente sono una persona modesta ma questa volta sono davvero orgoglioso».
Nella sua lunghissima carriera da dirigente, come ha visto cambiare lo sport italiano?
«Siamo l’Italia, la nostra storia, non solo sportiva, ci rende importanti. Ma non c’è dubbio che lo sport azzurro si sia evoluto molto negli ultimi decenni e oggi produce dei risultati incomparabili. Senza andare troppo lontano: la Goggia di questi giorni o l’impresa immensa di Jacobs a Tokyo. Purtroppo non sempre nel nostro Paese è stata riconosciuta allo sport l’importanza che merita».
E il suo golf, invece, com’è cambiato?
«Enormemente. È diventato uno sport molto popolare, che ha beneficiato anche dei risultati ottenuti dagli atleti di vertice e di qualche successo importante della Federazione, come l’assegnazione della Ryder Cup 2023».
L’ha già tirata in ballo lei: troppo facile chiederle qual è stata la sua vittoria più grande da presidente della Federgolf... 
«Quando nel 2015 ci è arrivata la comunicazione ufficiale non stavamo più nella pelle. La portata di questo successo si capirà bene solo nel 2023 quando Roma sarà invasa da trecentomila appassionati, un pubblico che nessuno stadio al mondo può contenere».
Lei che invece la portata dell’evento l’ha sempre conosciuta, cosa si aspetta da Roma 2023? 
«Un successo clamoroso per la città: ricordiamoci che l’impatto economico diretto e indiretto legato all’evento è stimato in oltre 500 milioni di euro. Gli abbonamenti settimanali sono già esauriti e il “Marco Simone” sarà sempre sold out. E poi mi aspetto che possa illuminare ancora di più il futuro del golf in Italia e sarebbe la migliore conclusione del mio percorso alla guida della Federazione». 
Se poi ci fosse qualche italiano nella squadra europea...
«Questo è un obiettivo che i nostri giocatori devono centrare assolutamente. Ma sono fiducioso: in questo percorso abbiamo raggiunto tanti risultati di prestigio - con Molinari e non solo - e tanti altri ne arriveranno. Abbiamo tanti atleti, anche giovani, che si dedicano allo sport molto seriamente».
La presenza di Tiger Woods, appena tornato in campo, è ipotizzabile?
«E perché no? Magari, se non fosse in grado di giocare, sarebbe bello vederlo come capitano della squadra americana. Sarebbe la ciliegina sulla torta». 
Sbilanciamoci: l’atleta azzurro cui è più legato?
«Negli anni ho sempre avuto dei “figliocci”, dai Molinari a Manassero, fino a Migliozzi che sta emergendo adesso, o Paratore. Li sento tutti un po’ come figli miei e credo che da tutti loro avremo grandi soddisfazioni».
Grazie ai loro risultati c’è stato un boom del golf in Italia negli ultimi anni...
«Stiamo crescendo in tutta Italia con numeri inattesi in regioni come la Puglia e la Calabria, dove i tesserati sono aumentati rispettivamente del 25,3% e del 14,6. Il golf non apparteneva al Sud, adesso sì». 
Altro trend nuovo: la crescita del golf femminile.
«Abbiamo avuto un incremento delle neofite del 101%, un dato enorme».
Lo sport è sempre più donna, dalla base ai vertici del Coni. A proposito: nell’anno del Collare d’oro si è anche candidato alla presidenza del Comitato olimpico italiano...
«Era una candidatura per proteggere Malagò. Volevo essere certo che se si fosse verificata qualche spiacevole sorpresa, Giovanni sarebbe stato comunque rappresentato da chi gli vuole bene. Fortunatamente una precauzione inutile».
Malagò che nell’ultimo anno ha avuto il suo bel daffare sul versante politico...
«Prima il Coni non veniva discusso. Poi, improvvisamente, c’è stato un accanimento. Quando ad esempio si è ritenuto di dover porre un limite al mandato dei presidenti. Io le chiedo: ma i risultati di Tokyo, ad esempio, non sono frutto del lavoro di presidenti che si sono sacrificati negli anni? Non sono certo che il ricambio per forza non possa in qualche modo danneggiare lo sport: i dirigenti giusti sono indispensabili quanto il talento degli atleti». 
Manca la “sua” Coni Servizi?
«Era tutto più produttivo, andavamo avanti insieme con il Coni senza distanze».
È nel Cda della Fondazione Milano-Cortina 2026: cosa si aspetta dai Giochi di casa?
«L’unione di Milano e Cortina è stata un’intuizione brillante. Mi aspetto risultati eccezionali».
Ora che lavora ai Giochi invernali del 2026, le è passato il rimpianto per Roma 2024?
«Non passerà mai, è impossibile. Quella Olimpiade avrebbe significato per Roma una straordinaria possibilità di sviluppo. Il riscontro internazionale che abbiamo avuto per i Giochi 2026 sarebbe stato ancora maggiore per le Olimpiadi estive nella Capitale. Peccato».
Si avvicina la fine dell’anno. Che augurio fa allo sport italiano?
«Di ripetere il 2021.

Non sarebbe male...».

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