Casa Italia paralimpica in una parrocchia di Rio, Vaticano alla cerimonia di apertura olimpica

La conferenza-stampa di presentazione del progetto curato da Cip e dalla Santa Sede
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Giovedì 12 Maggio 2016, 14:39

di Benedetto Saccà

Vuole lasciare un’eredità al Brasile alla fine delle Paralimpiadi, il Comitato italiano paralimpico. Impianti sportivi e strutture per i giovani, soprattutto. Così ha deciso di collaborare con la Santa Sede e con la Diocesi di Rio de Janeiro: sarà dunque la Paroquia Imaculada Conceição di Rio ad ospitare Casa Italia durante la manifestazione paralimpica, che si svolgerà tra il 7 e il 18 settembre. Per la prima volta, insomma, Casa Italia sarà non solo un luogo di accoglienza o la vetrina del nostro Paese, ma un progetto aperto a ogni sportivo e a ogni fedele, e orientato in via particolare alla beneficenza. Per dirigere la cucina di Casa Italia è stato scelto chef Rubio, che ha chiesto di non ricevere compensi per ricoprire il ruolo. «Il mio impegno sarà mostrare la cucina per quello che è amicizia e condivisione», ha spiegato.

A partecipare alla conferenza-stampa di presentazione dell’iniziativa, oggi, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala stampa della Santa Sede sono stati il portavoce vaticano padre Federico Lombardi; il cardinal Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico; Marco Giunio de Sanctis, capo missione ai Giochi; monsignor Melchor José Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura; e padre Leandro Lenin Silva Tavares dell’Arcidiocesi di Rio.

Presente con una delegazione di 95 atleti che gareggeranno in 14 delle 22 discipline previste, l’Italia volerà in Brasile nella certezza di poter aiutare. «Pensavo fosse un sogno quasi irrealizzabile, invece questa idea, nata dal desiderio di lasciare un segno tangibile sul territorio, ha trovato un’accoglienza tanto calorosa. Vogliamo lasciare un segnale», ha confidato Pancalli.

Ecco il cardinal Ravasi, a seguire. «Lo sport, come la musica, è un linguaggio universale. Sono dei modi di comunicare fondamentali in quanto sono dei veri e propri linguaggi comuni. I Giochi paralimpici vengono chiamati così perché indicano qualcosa che è pari, allo stesso livello, ma anche diverso. Una bellezza diversa ma non inferiore. Per questo ho sempre insistito perché ci fosse un dipartimento dedicato a questo orizzonte. Stiamo già guardando a un evento che avverrà in Vaticano ad ottobre e vedrà la presenza di Papa Francesco e Ban Ki-moon (il segretario generale dell’Onu, ndc). Sarà un evento che avrà un significato molto suggestivo», ha raccontato.

E ancora. «Lo sport è il tentativo di superare il limite, il contingente, il caduco e di imitare l’infinito. È una tensione verso l’oltre, una creatività che supera le frontiere. È la grandezza di uomini e di donne che attraverso la pratica sportiva cercano di andare oltre, anche verso il trascendente. Verso il divino. L’uomo non esiste veramente che nella lotta contro i propri limiti», ha concluso Ravasi, regalando perfino un filo di emozione alla platea.

Ieri, intanto, nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco aveva ricevuto una delegazione del Comitato italiano paralimpico, guidata da Pancalli e composta dalle atlete Sara Morganti, Cristina Scazzosi e Oxana Corso.

Va annotato, infine, che una delegazione del Vaticano è stata invitata alla cerimonia di apertura dei Giochi di Rio de Janeiro. Come si sa, l’appuntamento è fissato per il 5 agosto allo stadio Maracanà. «Saremo ospiti, non ci sarà ovviamente squadra vaticana, ma una delegazione para-ufficiale all’apertura», ha chiarito monsignor Melchor.

In coda alla conferenza-stampa è stato lanciato l’hashtag #joinus4RIO2016.

 
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