Boxe, Michael Magnesi: «Un titolo mondiale da lupo solitario»

Michael Magnesi
di Stefano Buttafuoco
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Lunedì 12 Ottobre 2020, 09:30

L’ultima volta che abbiamo assistito a un campionato del mondo di pugilato in Italia è stato il 16 maggio 2009, giorno in cui Giacobbe Fragomeni conservava la sua cintura iridata dei massimi leggeri pareggiando a Roma contro il polacco Krzysztof Wlodarczyk. A distanza di 11 anni torna una sfida iridata nel nostro paese organizzata dalla BBT Boxing Team in collaborazione con la A&B Events di Alessandra Branco. Accadrà il 6 novembre prossimo a Fondi (Latina) e protagonista sarà uno dei pugili italiani più completi che si batterà per il vacante titolo mondiale Ibo dei superpiuma. Si tratta di Michael Magnesi (17-0-0), 25enne boxeur di Cave, vicino Roma, già campione italiano, campione del Mediterraneo Ibf, campione Intercontinentale Ibo e campione Internazionale Wbc Silver. Un predestinato se è vero che a dispetto della sua giovane età “Lonewolf”, lupo solitario, ha esperienza da vendere: più di 60 match da dilettante con la vittoria al Guanto D’oro, diverse presenze nelle World Series of Boxing e 17 incontri da professionista, 9 dei quali vinti prima del limite.
Perché il soprannome Lonewolf?
«Me lo ha dato mio padre. Sono sempre stato un tipo molto riservato, per non dire solitario. La vita non mi ha regalato nulla, mi sono fatto con il sacrificio del lavoro quotidiano. Non mi andava di fare l’impiegato della boxe rimanendo a fare il dilettante per troppo tempo. Mi sono voluto mettere presto in gioco tra i professionisti (a 21 anni) ed i risultati mi hanno dato ragione».
Ora c’è il titolo mondiale. Non è un po’ troppo presto ?
«La vita è fatta di occasioni. Il mio manager Davide Buccioni è stato bravo a trovarmi questa opportunità e quando mi ha chiesto se me la sentivo non c’ho pensato due volte. Voglio salire sul tetto del mondo e rimanerci il più a lungo possibile».
Ha studiato il suo avversario?
«Patrick Kinigamazi (32-2-0) - pugile africano residente in Svizzera - è un’atleta molto forte già campione mondiale Wbf e imbattuto dal 2012. E’ mancino, ama la corta e media distanza come me, sicuramente sarà un incontro molto spettacolare». 
Chi è Michael Magnesi fuori dal ring ?
«Vorrei dire un ragazzo come tanti altri, ma in realtà non è cosi. Mi piacciono le cose semplici. Vivo a Civitavecchia e mi piace fare ogni tanto un giro in barca e pescare. Ho 25 anni ma chi mi conosce dice che ne dimostro 40. Non amo le discoteche e fare tardi la notte, non mi piace mettermi in mostra sui social. Preferisco trascorrere giornate tranquille accanto a mia moglie con la quale condivido la passione per la noble art (è sposato con Alessandra Branco, figlia di Silvio e nipote di Gianluca, due colonne della storia della boxe azzurra)».
Una vita normale, eppure ha voluto produrci un docufilm...
«Ho voluto farlo per far capire i sacrifici che stanno dietro i sogni di tutti i pugili e per parlare di alcuni momenti difficili che ho potuto superare anche grazie alla boxe. Penso a quando ho dovuto prendermi carico della malattia di mio padre e di quando ho dovuto rimboccarmi le maniche e diventare uomo prima di tanti altri miei coetanei. Il pugilato è una palestra di vita, questo il messaggio che ho voluto dare. Ecco perché provo rabbia quando leggo certi pregiudizi su questo sport».
Pensa al terribile pestaggio di Colleferro?
«Purtroppo si parla di boxe solo in queste circostanze, mai o raramente della enorme funzione sociale svolta da tante palestre che tolgono i ragazzi dalla strada o delle tante iniziative di solidarietà messe in piedi dalla Federazione. Chi ha ucciso Willy è un assassino e basta, non un pugile».
La sfida mondiale era un suo obiettivo. Ha già pensato al sogno successivo?
«Mi piacerebbe conquistare la cintura iridata e poi difenderla a Roma, nella città dove mi sono allenato per tanti anni. Sarei orgoglioso di rappresentare il mio paese salendo su un ring allestito nel cuore della Capitale, magari al Colosseo».
A chi si ispira quando sale sul ring?
«Dico la verità: sono un pugile anomalo anche in questo.

Pratico la boxe da quando ho 14 anni ma in televisione la vedo molto poco. Se devo fare dei nomi ne faccio però tre: Marvin Hagler per la sua potenza, Oscar De La Hoya per la sua classe cristallina, e Arturo Gatti per la sua generosità. Il prossimo 6 novembre dovrò avere un po’ di questi tre campioni per portare a casa il mondiale».

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