Rachael a cavallo nella storia, prima donna a vincere il Grand National

Rachael a cavallo nella storia, prima donna a vincere il Grand National
di Piero Mei
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Domenica 11 Aprile 2021, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 19:46

«Non mi sento né uomo né donna; non lo so proprio. Anzi: non mi sento nemmeno umano. Non riesco a crederci» ha detto Rachael Blackmore, trentunenne ragazza d’Irlanda, nata nella contea di Tipperary, cresciuta tra i cavalli e i formaggi di papà, nella fattoria di Mortlestown Castle che il genitore possiede e tira avanti, mentre dalla madre insegnante ha preso il gusto per lo studio: tra una corsa ad ostacoli e l’altra si è laureata dottore in scienze equine all’università di Limerick. Altre “lauree” la attendevano negli ippodromi, altri titoli: meno di un mese fa è stata eletta “Queen of Cheltenham”, che è l’ippodromo inglese che ospita il festival degli ostacoli, una specie di Royal Ascot del salto.

Ha vinto sei corse, allora, miglior fantino della riunione. Pronto per lei, ieri, il titolo di “Queen of Aintree”, perché è stato qui che Rachael Blackmore ha vinto la più importante, massacrante, impossibile corsa di cavalli, il “Grand National”, oltre 7200 metri da galoppare in un doppio giro su di una pista disegnata a triangolo, 30 salti da compiere, 14 ostacoli due volte e due, i più pericolosi, una volta soltanto.

Ostacoli che gli inglesi chiamano per nome: il “Beecher’s Brook” dove cadde nell’acqua il capitano Beecher e disse “meglio il whisky”, “The Chair”, la sedia, perché un giudice li stava seduto a controllare come il Var, “Canal Turn”, da saltare girando ad angolo retto.

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BANDIERE A LUTTO

Niente pubblico causa Covid, lutto al braccio d’ogni fantino e bandiere a mezz’asta come ultimo omaggio dei “cavallari” al principe Filippo, uno di loro. Lì, ad Aintree, verso Liverpool, questa gara si disputa dal 1839, in una serie interrotta soltanto dalle guerre mondiali. Lì le donne hanno faticato a lungo per essere ammesse a misurarsi con gli uomini: la prima volta accadde nel 1977, due anni dopo che era stato approvato il Sex Discrimination Act. Charlotte Brew vinse la battaglia legale, non quella della pista: i soliti maschilisti scommisero molti denari sul fatto che sarebbe caduta, il che avvenne a metà, visto che il cavallo che montava, Barony Fort, rifiutò la ventisettesima siepe. Solo cinque anni dopo una donna fantino, Geraldine Rees, riuscì a ultimare il percorso in sella. Tutti i successivi tentativi portarono al massimo a un terzo posto.

Ieri è venuto il “D-day”. La ragazza di Tipperary ha completato in gloria il suo personale percorso che era cominciato quando a sette anni le regalarono il primo pony, di nome Bubbles; a 13 cominciò a partecipare alle corse da dilettante; nel 2015 divenne professionista; nel 2019 fu la miglior fantino (fantina?) irlandese. Ed ora è la “Queen of Aintree”, grazie a Minella Times, cavallo irlandese di 8 anni, terzo favorito nella gara di ieri, con la quota al betting precipitata a 11 contro 1 negli ultimi giorni, dal 50 con cui era partita, seguendo la buona sorte e l’ottima forma di Rachael e dei purosangue allenati dal suo trainer, Henry de Bromhead, che ha piazzato al secondo posto, alla quota di 100 contro 1 ed a 6 lunghezze e mezzo di distacco, Balko des Flos. “Quando ho chiesto a Minella di volare dopo l’ultimo ostacolo, l’ha fatto” diceva ancora la Blackmore. Il favorito (11 contro 2) Cloth Cap è fra i 25 su 40 che non hanno ultimato la gara: il suo fantino, Tom Scudamore, era al diciottesimo tentativo nel Grand National e mai gli è riuscito di imitare suo nonno Michael, che una volta l’ha vinto. “Provaci ancora, Tom” sembrava dire la Blackmore, alla quale non sembrava bastassero i denti per sorridere mentre tagliava lo storico traguardo ed alzava il braccio verso il pubblico che non c’era. È nata una stella, dello sport e delle pari opportunità.

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