«La Qatar Volleyball Association conferma che non ci saranno restrizioni per le giocatrici, qualora intendessero indossare la tenuta standard durante la competizione». La tenuta standard sarebbe, anzi è, il bikini. Dettaglio che dalla Federazione di Doha non avrebbero dovuto trascurare quando, dopo sette anni di organizzazione della tappa maschile del World Tour di beach volley, ha deciso di affiancarvi anche l'appuntamento al femminile. Categoria quattro stelle, tutte le eccellenze mondiali in campo insomma. Appuntamento dall'8 al 12 marzo. Una festa vera per lo sport che ancora viaggia a spizzichi e bocconi come tutto, nel mondo che fatica a liberarsi dalla morsa del Covid. Ma la festa non aveva tenuto conto di quel pezzo della storia, anzi di quei due pezzi della storia, che hanno rischiato di mandare tutto all'aria.
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IL PROBLEMA
Il Qatar, si sa, è Paese musulmano.
FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
Ma il passaggio critico era questo: «Noi vorremmo andare in Qatar, ma ci vogliono impedire di vestire i nostri abiti da lavoro. È l'unico paese dove il governo locale ci dice come dobbiamo svolgere il nostro lavoro e a noi questo non va assolutamente bene. C'era davvero bisogno di assegnare una tappa del circuito internazionale a unn paese con quelle regole?». E via con l'affondo alla Federazione internazionale. Che, data anche l'eco della notizia, si è messa subito al lavoro per cercare di rimediare. Riuscendoci, va detto, nel giro di pochissimi giorni dalla notizia del possibile strappo delle tedesche e delle colleghe che le avrebbero seguite. I regolamenti della Federaziona qatariota sono stati cambiati aggiungendo appena quel «qualora intendessero indossare la tenuta standard durante la competizione» che spegne la polemica e innesca la rivoluzione culturale. Alla faccia di chi pensa che poche parole non possano cambiare il corso della storia.
Il beach volley, per sua natura, è tra gli sport che più smascherano il conflitto ideologico tra le religioni. Emblematiche le foto che fecero il giro del mondo durante Rio 2016 con le giocatrici egiziane Nada Meawad e Doaa El-Ghobashy sulla sabbia brasiliana in maglietta a maniche lunghe e leggings. Per Doaa anche il capo coperto dall'hijab. Era appena quattro anni fa, ma la portata di quello che succederà a Doha a marzo potrebbe dare la sensazione che sia accaduto decenni fa.