Doha, il deserto è in tribuna: il flop mondiale dell'atletica

Doha, il deserto è in tribuna: il flop mondiale dell'atletica
di Mario Nicoliello
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Martedì 1 Ottobre 2019, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 12:02

DOHA Un Mondiale di atletica con gli spalti così vuoti non si era mai visto. Il fatto che la rassegna di Doha arrivi subito dopo quella di Londra amplifica ancora di più la questione. Due anni fa in terra d'Albione lo stadio Olimpico di Stratford era zeppo sin dall'inizio delle batterie alle 9 del mattino, facendo registrare il pienone in tutte le sessioni serale. Sabato invece il Khalifa stadium non si è riempito neanche per la finale dei 100 metri maschili. Progettato per contenere 50mila persone, per la rassegna iridata la capienza dell'impianto qatariota è stata ridotta a 35mila, giacché l'anello alto della tribuna opposta al rettilineo è stato chiuso al pubblico e numerosi posti sono stati destinati ai giornalisti e all'allestimento degli studi delle televisioni. Nonostante ciò il botteghino piange e l'effetto scenico è desolante. Venerdì le tribune si sono riempite al 70%, sabato al 67%, domenica appena al 50%. «Siamo fiduciosi che i nostri rinnovati sforzi incoraggeranno la comunità locale a venire ad assistere alle gesta dei migliori atleti del mondo», ha dichiarato un portavoce del Comitato organizzatore, ma ieri lo spettacolo è stato ancora indecente.
 

 

I BIGLIETTI
E il calendario non ha dato una mano, visto che nella prima parte del pomeriggio dalle 16.30 fino alle 20 sono state piazzate tutte batterie in pista e qualificazioni sulle pedane, per di più esclusivamente femminili. Così anche se molti biglietti sono stati acquistati dalle aziende sponsor e regalati ai propri dipendenti, la gente non ne vuol sapere di guardare gratis corse, salti e lanci. Il caldo non c'entra, perché dentro l'impianto si sta splendidamente, grazie all'aria condizionata sparata a manetta da migliaia di bocchettoni e al servizio di ristoro fornito gratuitamente nelle zone Vip. Semmai è lo scarso interesse verso l'atletica a causare il flop. Gli organizzatori rimarcano come finora gli spettatori siano stati di 80 diverse nazionalità. Tutta gente che abita a Doha, giacché i turisti venuti all'uopo sono poche centinaia, per lo più familiari degli atleti, i quali occupano il posto giusto il tempo di osservare il proprio beniamino per poi tornare nel più ameno centro cittadino. Tutto ciò era ampiamente prevedibile, perché la cultura sportiva non si impara dall'oggi al domani. Quando si lascia l'Europa, culla dell'atletica, per esplorare nuovi territori, si deve mettere in conto l'assenza di tifo.
Chissà cosa succedere tra tre anni col Mondiale di calcio. Di certo l'arte pallonara tira più dell'atletica, ma si giocherà tra novembre e dicembre quando chiedere la ferie sarà più difficile. L'allarme già suona anche per il calcio.

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