Andrea Cagno, il coach che allena la visione di gara dei suoi atleti

Andrea Cagno, il coach che allena la visione di gara dei suoi atleti
di Piero Valesio
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Domenica 21 Marzo 2021, 07:30

Niente di vero, tranne gli occhi. Il titolo del giallo scritto dal compianto Giorgio Faletti subito dopo il successone di “Io uccido”, è perfetto per inquadrare un personaggio che appartiene al ristretto gruppo di quelli che lavorano sulla vista e sulla luce ma che (non è una battuta) agiscono nell’ombra. Andrea Cagno si occupa, per l’appunto, di occhi. O meglio di come gli esseri umani, e gli sportivi in particolare, li usano. Andrea è un optometrista “posturale-comportamentale” che attualmente è responsabile dell’area visiva per l’Istituto di Formazione della Fit nonché consulente per il settore tecnico. Ha lavorato a fondo con Matteo Berrettini, ha analizzato la capacità visive di Jannik Sinner, Lorenzo Musetti e Luca Nardi. E non solo: del suo gruppo di lavoro fanno parte, tra gli altri, la karateka azzurra Sara Cardin, il surfista Edoardo Papa e la tennista Melania Delai.
MODELLO ROGER
Prendiamo il match che Lorenzo Musetti ha disputato contro Tsitsipas ad esempio. Lorenzo ha dato a tratti la sensazione che avrebbe potuto uscire dal campo a scambio in corso tanto giocava lontano dalla linea di fondo. «Potrebbe trattarsi da un aggancio visivo ritardato. D’altro canto non va dimenticato che pure Nadal a volte gioca da lì. Ma io penso che tale posizione in campo sia frutto dell’allenamento. Quando un ragazzo di meno di vent’anni deve stare in campo 4 ore al giorno che fa? Si mette dove la pallina le vede arrivare con più calma e la può gestire meglio». Mentalità e occhi, dunque, un binomio indissolubile. «Prendiamo Roger Federer ad esempio. Quando serve usa gli occhi molto più dei suoi colleghi. Lancia la palla e non muovendo il collo verso l’alto allarga la visione periferica e permette agli occhi di cogliere fino all’ultimo momento i movimenti dell’avversario in risposta. Ed eventualmente cambiare la direzione del servizio, lasciandolo di sasso». Madre natura insomma ci si mette dal suo: ma conoscere fino in fondo i segreti degli occhi può far funzionare meglio i doni della sorte. «Segnalo il giovane Luca Nardi. Ha dei valori visivi che sono superiori. Mi ricordano molto quelli di Roger. Anche Sinner peraltro mi avevo stupito per le sue capacità di percezione visiva quando lo abbiamo “analizzato” al Centro di Tirrenia».
MIGLIORARE SI PUÒ
Un mondo di mezzo dal grande peso specifico.

Specie considerando che lo sport del futuro passerà anche attraverso l’utilizzo di strumenti che potrebbero rendere decisive le indicazioni date dal movimento delle pupille. «Noi valutiamo l’orientamento degli occhi, la loro capacità percettiva, la rapidità dell’aggancio visivo. Prendiamo Matteo Berrettini ad esempio. Abbiamo scoperto che aveva un ritardo di 200 millisecondi nella visione della palla che arrivava. I suoi occhi erano orientati a destra. Ciò significava che in sostanza da destra giocava con più rapidità e sicurezza mentre da sinistra faticava di più». Cioè sul lato del rovescio. Colpo che storicamente ha dato problemi a Matteo. Ma come ci si allena per risolvere un problema così? «Con esercizi mirati – spiega Cagno - Nel suo caso abbiamo insistito su un punto: quando l’avversario colpisce tu devi già aver effettuato lo step. Ed essere già nella posizione di risposta. E i progressi ci sono stati, eccome».

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