Luna Rossa ringrazia la Nuova Zelanda, la città di Auckland e la comunità mana whenua, che l’ha accolta nel suo bel paese libero dal Covid. Ringrazia, sponsor, partner, supporter e i milioni di fan che hanno fatto sentire la loro vicinanza anche a chilometri di distanza a dà appuntamento alla 37° edizione dell’America’s Cup. Lo fa con un video, una carrellata di immagini dei suoi oltre 21 anni di intensa storia.
L’ultima campagna con i nuovi spettacolari AC 75 è iniziata più di tre anni fa e ha portato Luna Rossa a vincere la Prada Cup, battendo team forti come American Magic e INEOS Team UK, e a disputare un combattutissimo match di America’s Cup.
«Essere stati tra i protagonisti di questa avventura, fino agli ultimi giorni, ci ha reso fieri del lavoro svolto dall’intero team- scrive - perché questa competizione non è solo una sfida sportiva, ma racchiude anche la tecnologia, la creatività e i valori di un’intera nazione, che siamo orgogliosi di rappresentare».
«Subire una sconfitta non è facile- aggiunge - ma questo è lo sport, questa è la vela e questa è l’America’s Cup. A volte è brutale, ma bisogna accettare il risultato ed imparare dagli errori. Finché non ti arrendi, non hai realmente perso: questo è l’essenza che caratterizza Luna Rossa».
LA 37° AMERICAS CUP
La 37° America’s Cup è quindi già cominciata. Con la conferma degli AC 75 e quella della partecipazione di Luna Rossa.
Sarà il Royal Yacht Squadron, l’antico Yacht Club dell’Isola di Wight dove tutto è iniziato 170 anni fa, il nuovo Challenger of Record, il ruolo che hanno svolto questa volta il Circolo Vela Sicilia e Luna Rossa. La sfida, consegnata come da tradizione in mare non appena Te Rehutai ha tagliato vittoriosa il traguardo, è stata accettata.
Royal Yacht Squadron significa Sir Ben Ainslie, significa Sir Jim Ratcliffe, Mr Ineos, significa il pendolo che si sposta nuovamente verso il mondo anglosassone, anzi Commonwealth.
L’accettazione da parte del Royal New Zealand Yacht Squadron della sfida del Royal Yacht Squadron é l’inizio di un percorso che porterà, entro i prossimi 8 mesi, a conoscere termini e condizioni della 37° America’s Cup , riflessi in un Protocollo che sottoscriveranno i kiwis e gli inglesi.
Sarà il Protocollo a stabilire il termine entro il quale gli altri aspiranti challenger dovranno presentare la propria sfida. E conterrà, se non comunicate prima, le date della prossima edizione. Per quel che riguarda il luogo dove si correrà, ci sono varie ipotesi, dicono i protagonisti, e sarà reso noto entro i prossimi 6 mesi, anche perché esiste un termine di 3 mesi in cui Team New Zealand deve negoziare in esclusiva col suo Governo che proverà a tenere l’evento a Auckland, anche se trattandosi di fondi pubblici, quanto offerto potrebbe non bastare.
LE REGOLE STRINGENTI DI NAZIONALITÀ
Il negoziato per arrivare a firmare il protocollo è un processo lungo, normalmente faticoso e ad alto tasso di attività avvocatesca, ma alcuni punti fermi i due Club li hanno già fissati. Il più rilevante è quello della nazionalità Si ritorna al passato remoto in cui la sfida era un confronto tra nazioni che mettevano in campo il loro meglio in termini di progettazione, tecnologia, costruzione e uomini. La grande novità riguarda gli uomini: il 100% dell’equipaggio dello sfidante dovrà avere, già al 19 marzo 2021, ieri, il passaporto, e quindi la cittadinanza, della nazione del club sfidante. Con due eccezioni, delle quali una ci riguarda da vicino. Può far parte di un equipaggio anche se non abbia la cittadinanza del circolo sfidante, chi per due, dei tre anni precedenti il 18 marzo 2021, sia stato fisicamente presente nella nazione di tale circolo o per tale circolo sia stato a Auckland. Il caso di Jimmy Spithill, che potrebbe quindi restare con Luna Rossa. Saranno inoltre consentite quote di non – cittadini per sfidanti di “Nazioni Emergenti”, si presume in termini velici. Regole che blindano il team neozelandese rispetto al “vela mercato” che 21 anni fa consentì che se ne andassero i suoi uomini migliori che capitanati da Russell Coutts tornarono nel 2003 a Auckland e con Alinghi si portarono la Coppa in Svizzera.
ALINGHI E LE VICENDE DEL 2000
Una vicenda quella di Alinghi, cioè l’imprenditore nato in Italia e naturalizzato svizzero Ernesto Bertarelli, super-appassionato e praticante di vela, specie se veloce, che risale al 2000 quando all’indomani del successo di Team New Zealand nella difesa della Coppa contro Luna Rossa – il loro leader era ancora Sir Peter Blake - gli uomini di punta di Team New Zealand, in primis Russell Coutts e Brad Butterworth, arrivano a una rottura per questioni di denaro con il management del team kiwi, si vanno ad offrire ad altri team e poi chiudono un accordo con Bertarelli. Seguono la conquista della Coppa nel 2003 a Auckland dopo la quale Coutts rompe anche con AlinghI e per sposare la causa di Oracle/ Larry Ellison che nel 2010 conquista la Coppa America in una sfida a due - tra i suoi uomini di punta Jimmy Spithill - la difende con successo nel famoso come back del 2013 a San Francisco nel quale Spithill e Sir Ben Ainslie sono insieme, e la perde a favore dei kiwis nel 2017 a Bermuda. Il resto è Storia.
In un’ottica di risparmio ogni sfidante della 37° edizione potrà costruire un solo AC 75 nuovo. E’ anche prevista la creazione di una Event Authority che gestirà sia la Coppa, che i precedenti eventi connessi, si spera anche in Europa. Si ipotizza inoltre una clausola per cui chi sfida, si impegna, in caso vinca la 37° edizione, o diventi Challenger of Record della successiva, a far si che anche la 38° edizione si disputi con gli AC 75. Si vedrà. Con la speranza che l’influenza della Formula 1, settore che vede INEOs e Jim Ratcliffe protagonisti, non porti a snaturare l’essenza dell'America's Cup.
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