Addio a Muhammad Ali, Foreman: «Se ne è andata la parte più grande di me»

Addio a Muhammad Ali, Foreman: «Se ne è andata la parte più grande di me»
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Sabato 4 Giugno 2016, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 18:25
Un idolo, l'eroe, un mito, ma anche solo l'amico. La vita di Muhammad Ali ha attraversato e impregnato di sé quella di tanti, che lo hanno sfidato, emulato, e poi semplicemente amato: e così la sua scomparsa unisce il mondo in un corso unanime, quanto vario. «Dio si è venuto a prendere il suo campione. Lunga vita al più grande» le parole di Mike Tyson che, mentre a Louisville - la città di Ali - già le bandiere calavano a mezz'asta, lasciava il suo ricordo postando una foto che lo ritrae con la leggenda.

«Se ne è andata la parte 'più grandè di me», dice George Foreman, diventato 'eternò per quella sfida leggendaria a Kinshasa con Alì. «Io, Frazier e Ali eravamo una persona sola, una parte di me se ne è andata» ha aggiunto Foreman. Non hanno condiviso botte e sudore, ma di quella generazione di fenomeni Pelè è un altro dei grandissimi: «Era mio amico, il mio idolo, il mio eroe» scrive il mito del calcio, che sui social posta una foto cult in bianco e nero che lo ritrae mentre abbraccia Ali. «Il mondo dello sport subisce una grande perdita - scrive - Abbiamo passato molti momenti insieme e tenuto contatti in tutti questi anni».

Anche Diego Armando Maradona scrive di lui: «È stato il migliore di tutti i tempi». E poi ci sono tutti quelli che negli anni da quel nero che aveva detto no alla guerra in Vietnam, cambiando nome e religione, quell'uomo prima che campione sempre vicino agli ultimi, hanno solo voluto imparare. «Io sarò pure alto 2,18 metri, ma non mi sono mai sentito così alto come quando ero nella sua ombra» dice Kareem Abdul-Jabbar, ex stella Nba. «Mohammed Ali ha sacrificato gli anni migliori della sua carriera per combattere per ciò che riteneva giusto. Ha fatto in modo che tutti gli americani, bianchi e neri, potessero camminare a testa alta».

Scrive anche Lewis Hamilton, primo nero in Formula 1: «Sono sconvolto, riposa campione». In Italia lo ricordano tutti, pugili, sportivi, i club di calcio: il presidente del Coni, Giovanni Malagò gli dedica un pensiero: «A Roma 1960 è cominciata la tua leggenda. Onore a te, Greatest of All Time». E Roma candidata ai Giochi del 2024 si unisce celebrando quel campione che a soli diciotto anni vinse nella Capitale l'oro olimpico: «Ricorderemo le sue vittorie e l'impegno per la pace», le parole di Luca di Montezemolo. E le immagini dei match celebri, ma anche l'Ali uomo, scorrono nella mente di chi lo ha conosciuto o solo tifato a distanza. Come Sandro Mazzinghi (già campione dei pesi medi junior): «Se n'è andato il più Grande, un giorno triste per tutti noi. Ciao Grande Alì, le tue battaglie resteranno sempre con noi».

I più giovani della boxe lo incensano: «Un esempio come pugile e come uomo, era uno che parlava e poi faceva seguire i fatti, per questo mi sono appassionato alla sua figura», il ricordo di Giacobbe Fragomeni.
Un coro unanime, che unisce, non divide perché come ha scritto un grande numero 10 del pallone, Alex Del Piero «pochi sono passati dalla leggenda dello sport alla Storia degli uomini».
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