«Zanardi grave ma stabile» I dubbi dei pm: perché la strada non era chiusa?

«Zanardi grave ma stabile» I dubbi dei pm: perché la strada non era chiusa?
di Alessia Marani
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Lunedì 22 Giugno 2020, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 14:37

Dal nostro inviato

SIENA Il dato positivo è che più passa il tempo e le condizioni restano stabili, e questo fa ben sperare». Il professore Sabino Scolletta, direttore della Terapia Intensiva dell'ospedale di Siena dove Alex Zanardi è ricoverato da venerdì dopo l'impatto con un camion tra Pienza e San Quirico d'Orcia a bordo della sua handbike, lascia uno sprazzo di ottimismo dopo avere letto il bollettino quotidiano: le funzioni vitali dell'atleta azzurro sono buone, i parametri cardiorespiratori in linea, «ma il quadro neurologico permane grave e in condizioni tali di incertezza, non si può escludere una ricaduta». Oggi l'équipe che segue Zanardi comincerà a valutare quando abbassare la sedazione, «ma ci vorrà ancora qualche giorno». Mentre l'Italia e il mondo dello sport e del ciclismo restano con il fiato sospeso per le sorti dell'ex pilota di Formula 1 a cui furono amputate le gambe dopo un incidente sulle piste tedesche nel 2001, la Procura di Siena prosegue nelle indagini sull'organizzazione e il livello di sicurezza dell'evento Obiettivo Tricolore, un tour dell'Italia a tappe per sostenere lo sport dei disabili e lanciare un messaggio di ripartenza dopo il lockdown.

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La pm Serena Menicucci vuole capire come mai non vi fosse un cordone di protezione attorno al gruppetto di ciclisti, soprattutto, perché la strada non fosse stata interdetta al traffico, circostanza che ha permesso lo scontro tra la handbike e l'autoarticolato che procedeva in senso contrario, alla cui guida c'era Marco C., 44 anni della provincia di Siena. Al momento è lui l'unico iscritto nel registro degli indagati per il reato di lesioni colpose gravissime, ma potrebbero aggiungersi altri nominativi nel caso fosse riscontrato il nesso di causalità con la omessa chiusura della strada e l'incidente. Il sostituto procuratore ha già sentito la cognata di Alex Zanardi, Barbara Manni, manager del team di Obiettivo 3, che pubblicizza l'evento sul proprio sito internet, e poi Mario Valentini, ct della Nazionale paralimpica di ciclismo, che venerdì era al seguito di Zanardi. Ad essere ascoltato come persona informata sui fatti è stato anche Alessandro Cresti, il 23enne ciclista paralimpico di Sinalunga che fa parte dei giovani seguiti da Zanardi, arrivato in bicicletta qualche secondo dopo l'incidente. Il dubbio è: era un evento goliardico o una gara? Le competizioni, fra l'altro, sono sospese per via dell'emergenza Covid.

LE DOMANDE DELLA PM
«La pm mi ha chiesto perché la strada non fosse chiusa - spiega Valentini - le ho risposto semplicemente perché nessuna misura del genere è prevista, nemmeno nel caso di gare amatoriali o dilettantistiche. E questa non era una gara, ma una semplice passeggiata di gruppo, tra amici, per sensibilizzare allo sport dei disabili. Ma anche fosse stata chiesta una autorizzazione per un evento sportivo, ripeto, in nessun caso viene interdetto il traffico, al massimo solo rallentato. Il magistrato mi ha portato l'esempio del Giro d'Italia, ma il Giro è il Giro, nulla di comparabile, le ho risposto». Permessi alla Questura non erano stati richiesti e la staffetta in apertura della Municipale di Pienza, sarebbe da considerarsi a titolo di cortesia. Per chiarire tutti i dubbi (l'evento aveva incassato anche il patrocinio di Federciclismo e Comitato paralimpico italiano) presto potrebbe essere sentita la stessa Daniela Manni, moglie di Zanardi.

IL TESTIMONE
Questa mattina, intanto, gli inquirenti hanno convocato il supertestimone, ciclista 65enne di Sinalunga, che era nel gruppetto di Zanardi. L'uomo ha raccontato di avere visto l'ex pilota girare delle immagini con il telefonino mentre era sulla handbike. «Fino al rettilineo che precedeva la curva Zanardi ha girato dei video con il suo telefonino, stava riprendendo noi atleti che eravamo con lui», spiega. Il rettilineo finisce 800 metri, un chilometro prima della curva fatidica, in discesa. Alex Maestrini, un videomaker che seguiva sulla sua Golf Cabrio il gruppo e che ha filmato l'incidente (il video è agli atti dell'inchiesta), ha affermato che «Zanardi non teneva il cellulare in mano al momento dello schianto». Ricorda che «dopo aver affrontato una salita pedalando con le mani, al momento della discesa ha preso il telefonino e fatto alcune riprese a bassa velocità, poi lo ha riposto e ha continuato fino all'incidente». Cosa è successo allora? La testimonianza del 65enne, però, non era stata subito messa a verbale e per questo è stato convocato in caserma. Dopodiché gli inquirenti hanno intenzione di tornare, già in giornata, sul posto dell'incidente per una ricostruzione in diretta. Sia il cellulare che la handbike di Zanardi (oltre al camion contro cui ha impattato) sono stati sequestrati per essere sottoposti a perizia. Le analisi dei filmati nel telefono chiarirà il giallo.

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