Zoro torna in tv con Gazebo: «Prenderemo le difese dei gufi»

Zoro torna in tv con Gazebo: «Prenderemo le difese dei gufi»
di Valentina Tocchi
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Venerdì 26 Settembre 2014, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 08:31
Noi prenderemo le difese dei gufi. Ultimamente si sono molto offesi. Pensate che ormai, tra di loro, dicono “ma che stai renzando”». Così Diego Bianchi, al secolo Zoro, ha spiegato la linea editoriale della terza edizione di Gazebo, trasmissione della seconda serata di RaiTre, che dal 28 settembre andrà in onda ogni domenica e lunedì.



Quarantaquattro anni, romano di San Giovanni, una laurea in scienze politiche e un passato da blogger, diventato famoso con la serie web “Tolleranza Zoro”, è stato con la sua consueta ironia che ha raccontato i progetti per questa stagione tv, che lo vedrà anche approdare, dal 24 ottobre, all’ambitissima “prima serata”.



Diego, quali saranno le novità di questa edizione?

«Novità? Quale novità? La novità maggiore è che cambiamo giorni (ride). Ci vedremo la domenica e il lunedì, con i “nostri” e con qualche ospite musicale speciale, come Sarah J. Morris o Dawn Penn».



E la prima serata?

«Quello della prima serata non sarà un appuntamento fisso ma un’occasione una tantum di approfondire qualche tema, qualche notizia particolarmente succosa. In quel caso dovremo un po’ modificarci per l’occasione, adattarci a quella fascia oraria. Non so, magari faremo condurre Carlo Conti» (ride).



Lei è diventato noto via web con la serie “Tolleranza Zoro”. C’è stata un’epoca in cui era “tollerante”?

«Non che io ricordi. La coscienza politica ho iniziato ad averla da giovanissimo. Io vengo da una generazione che considerava “fico” occuparsi di politica. Avevo cinque o sei anni e già leggevo L’Unità, facevo domande imbarazzanti. Ero un piccolo “mostro”».



Che domande faceva?

«Agli adulti chiedevo sempre una cosa molto scomoda: per chi avessero votato».



Rispondevano?

«Qualcuno. Magari mentivano, ma era il mio personale exit poll».



Lei ha una figlia di 11 anni. Qual è la domanda più imbarazzante che Le ha fatto?

«Essendo lei romanista mi ha chiesto perché avevamo venduto Curci, perché non avevamo più Batista. È stato molto difficile spiegarle la dura logica del mercato».



La sua notorietà è legata indissolubilmente al web. Come è iniziato tutto?

«Lavorando per un sito. Tenevo un blog e mi dilettavo con i video. A cambiarmi la vita è stato un raduno di blogger. Ho incontrato ragazzi americani e tedeschi che utilizzavano la rete per far circolare i video con le loro idee. Ho deciso di farlo anche io».



Telespettatori e utenti del web: quali sono le maggiori differenze?

«I social sono un grande gioco collettivo, ma bisogna essere cauti nel considerarli un termometro del paese. Si rischiano schiaffoni clamorosi come quelli che prese il movimento politico La rosa nel pugno, anni fa. Secondo il web doveva trionfare alle elezioni. Non fu così».



Lei è un esempio riuscito di come inventare una professione fuori dagli schemi. Cosa consiglia ai tanti giovani disoccupati?

«Di imparare a conoscere il web e, se hanno qualcosa da dire, di dirlo. Ci sono gli strumenti per farlo».