Tony Maiello, dalla depressione a Laura Pausini: «Il purgatorio è qui» Video

Tony Maiello, dalla depressione a Laura Pausini: «Il purgatorio è qui» Video
di Francesca Cicatelli
6 Minuti di Lettura
Domenica 8 Aprile 2018, 14:17 - Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 14:43

L'estate gli mette il magone, preferisce il freddo, che gli concede respiro e una fuga dalla parietaria. Tony Maiello, 29enne cantautore stabiese, si definisce un napoletano atipico, di quelli che si procacciano la malinconia allontanandosi dalla città per avere sentori da cui far partire la scrittura. Sarà anche per questo masochismo indotto, e non solo per la musica, che ha scelto Milano da 10 anni: "A Napoli sono distratto, anche dal cibo, ma è la mia fonte principale di ispirazione". E infatti non ha perso il candore, è stata la sua forza non dimenticare da dove è partito. "Il successo è un brutto male, si attacca addosso, è un mostro che consuma e cresce dentro non bisogna consentirlo".
 



 "Spettacolo” è il titolo del suo nuovo singolo che dà il nome all'album di inediti in uscita il 13 aprile. Gli inediti arrivano dopo 8 anni di vita e ne contengono il carico di esperienze e di conversione: dopo l'incidente del 2006 e un'esperienza premorte crede fermamente in Dio, legge la Bibbia e il Vangelo per autoliberarsi. La sua musica ha nutrito intanto il lavoro di altri artisti, tra cui Laura Pausini, per la quale ha scritto un brano: "Il coraggio di andare" del nuovo lavoro “Fatti Sentire”. Sarà proprio Maiello, insieme con altri due autori (Enrico Nigiotti e Giulia Anania) ad aprire i concerti della Pausini che quest'anno celebra i 25 anni di carriera artistica. Dopo un lungo periodo di depressione e disfattismo, da cui è uscito grazie alla sola forza di volontà, Maiello torna sul palco mantenendo l'umiltà di ragazzo gentile della provincia di Napoli "grato alla vita per ogni battito, ai sogni e alla fede. Dobbiamo essere consapevoli di essere fortunati. La gente non vuole credere perché ha paura". Ha fondato "Il branco edizioni" nel 2015 con i producer Enrico Palmosi (produttore artistico dei Modà e di Emma Marrone, nonché dell'ultimo successo sanremese "Non è l'inferno") e Sabatino Salvati. E' lì la sua fabbrica di canzoni dove "accadono cose belle".
 
Come si fa a scrivere un brano per la Pausini?
"Premia la caparbietà. Ho inviato mail e messaggi fornite da un po' di amici, di addetti ai lavori che intanto avevo conosciuto a Milano, e mi sono presentato fisicamente nelle case discografiche da cui sono stato anche cacciato di peso. E' la voglia di fare, la necessità, il doverci provare per forza, per assecondare ciò che si vuole davvero nella vita, nel momento in cui ti è chiaro. Poi ho avuto la fortuna che la manager di Laura le ha sottoposto la mail".

Essere uno "stalker" quindi premia...
"Andavo di forza con la faccia tosta da napoletano ma sempre con educazione. Se le cose non vai a prenderle non arrivano mai. Nessuno ti bussa alla porta".

C'è stato anche un momento difficile nella tua vita, quando soffrivi di depressione
"Parecchie persone hanno paura di chiamarla depressione. Ho avuto un momento buio da cui poi quando sono riuscito a riemergere sono nate le canzoni più belle che ho scritto. Da un lato è stato pesante, dall'altro è stato un bene".

Come si esce da questa condizione?
"Dandoti ancora speranza e coraggio. Ad un certo punto devi uscire di casa. Io sono rimasto in casa un bel po' di mesi ma poi ho deciso anche di farmela piacere la vita, di adattarmi. Ma la vita non si adatta a noi, non bisogna combatterla ma lasciarla entrare, comprese le emozioni pesanti che poi passano".

Per un periodo hai anche cambiato mestiere, come ti mantenevi a Milano?
"Mi sono messo a fare di tutto, vendevo muffin ai bar, assicurazioni ai medici e siti online per centri estetici. Sono sempre stato una persona che si dà da fare. Anche per questo mi dispiaceva restare fermo, bloccato nel nulla. Quindi ho deciso di darmi delle alternative alla musica per poi tornarci. E il tempo mi ha dato ragione".

Spieghiamo il mistero dei pagamenti agli autori
"L'autore non viene pagato su commissione. I pagamenti li riceviamo dalla Siae dopo due anni, siamo stipendiati un po' tardino. La canzone è come un figlio, non puoi venderla ma ne resti comunque il papà".

Di quali compensi parliamo?
"Si pensa che basti una canzone per star bene a vita. Ma sono molti i fattori che incidono: i punteggi Siae, le vendite, i passaggi radio. Con un brano che diventa una superhit e disco di platino puoi star bene anche 10 anni ma con un brano che vende 300mila copie si è intorno ai 100mila euro ma dipende quanti punti Siae hai".

Tipo assicurazione dell'auto insomma
"Sì esatto e più scrivi più sali di punteggio ovviamente se la canzone entra nel circuito distributivo. Ma tuttora la Siae è un mistero. Si basa su calcoli matematici".

L'artista con cui ti sei trovato meglio e quello con cui non sei riuscito a collaborare.
"Da Renga a Giorgia a Laura Pausini a Mengoni. Con alcuni artisti non sono riuscito a collaborare per via dei gusti musicali ma sono caparbio e mi adatterò ad altri generi. Mi piacerebbe collaborare con Tiziano Ferro ad esempio".

Con la Pausini è stata subito intesa?
"Sì, è una persona che ha un cuore enorme. Alla presentazione del suo nuovo disco mi ha chiesto di abbracciarla più volte mostrando una sensibilità rara che non si percepisce abbastanza. E' stato un abbraccio lungo, di quelli che fanno stare bene, anche perché viviamo di tatto, abbiamo bisogno di abbracci.
Viviamo per quelli. E sarebbe giusto accantonare un po' social e tecnologia".

Dove trovi l'ispirazione, ti esce di getto o la strutturi?
"Parlo poco e ascolto molto. Ci sono storie bellissime da cui mi lascio ispirare. L'impulso è intorno, così cerco anche posti remoti, da solo per provare ad isolarmi e tante volte scrivo a casa di notte. Ascolto una melodia e abbozzo parole senza senso. E poi leggo tanto, sono una spugna".

Che fabbrica di musica sei?
"Scrivo tanto anche sul cellulare, per strada, formulando una musica in testa.  Scrivo anche dieci canzoni in due giorni. Ci sono anche periodi in cui non scrivo: ora sono in pausa da due mesi. Sono in un momento in cui cerco di fare il carico: sto leggendo e viaggiando perché i posti vibrano, c'è qualcosa nell'aria che poi ti arriva. Tra qualche giorno parto per Londra".

Ora vivi a Milano, hai perso una fonte di ispirazione come Napoli?
"Mi manca ma è proprio la malinconia a farmi scrivere. Il virtuosismo nella voce lo devo alla musica classica napoletana con cui ho iniziato nei piano bar. Quando ero a Napoli mi sedevo su uno scoglio e buttavo fuori pensieri".

C'è una canzone che è venuta fuori qui?
"Il linguaggio della resa" che portai a Sanremo l'ho abbozzata proprio a Napoli in un periodo in cui avevo problemi d'amore. Per poi terminare la canzone a casa. Le finisco tutte lì, in una stanza specifica: la cucina".

Che formazione hai? Come sei arrivato alla musica e al cantautorato?
"Ho due diplomi: ragioniere e geometra. Ma suono da autodidatta da quando avevo 9 anni e mio padre mi regalò una tastiera. Da lì ho iniziato a sentire le note come qualcosa che mi apparteneva".

Nel 2006 hai avuto un incidente in moto e in coma hai avuto un'esperienza premorte da cui una forte conversione.
"Sono molto credente anche perché ho avuto la prova che esiste qualcosa dopo. Durante il coma sono uscito dal mio corpo e vedevo tutto, ogni dettaglio, di cui poi ho avuto ricordo una volta sveglio. Era come se fossi diventato un pensiero. E questo mi ha fatto credere in un dopo e nella presenza divina e ora non ho più paura della morte. Solo un'esperienza così forte può farti cambiare direzione: ero in un momento di sbandamento. Nulla capita per caso. E da quello stato di premorte non volevo neppure ritornare nel corpo ma poi qualcosa è scattato dentro, e mi sono ritrovato mio nonno che mi guardava. E ho riprovato dolore e questo mi ha fatto capire che ero di nuovo sulla terra: il purgatorio è qui".
 
 

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