Mike Tyson torna in galera in un telefilm per abusi sessuali

Mike Tyson nel telefilm in onda mercoledì
di NIki Barbati
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Martedì 15 Aprile 2014, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 16:22

Mike Tyson torna in galera. L’ex campione del mondo protagonista del telefilm “Law & Order: Special Victims Unit” in onda domani, mercoled, alle 21 su Top Crime, canale 39 del digitale terreste e tiv sat. Nell’episodio intitolato “Abusi ripetuti” il pugile è un recluso del braccio della morte, un pregiudicato con una storia di abusi sessuali alle spalle da parte di adulti quando era minorenne. E proprio questo particolare, l’aver trasformato il carnefice in vittima, ha fatto molto discutere oltre oceano.

Negli Stati Uniti la messa in onda dell’episodio è stata accompagnata da grandissime polemiche. L’opinione pubblica e alcuni media hanno fatto forti pressioni per impedire la trasmissione del telefilm sostenendo che non fosse appropriato far interpretare il ruolo di vittima ad un personaggio colpevole di stupro. Alla fine “Abusi ripetuti” è andato in onda normalmente facendo riscontrare, ovviamente, un notevole interesse da parte del pubblico.

L’ex pugile è stato condannato per stupro nel ‘92, reato per il quale ha scontato tre anni di reclusione. Triste epilogo di una carriera sportiva senza uguali: Mike è stato il più giovane campione mondiale dei massimi della storia indossando la mitica cintura a soli 20 anni. Era decisamente un picchiatore: 44 in 58 incontri. Il pugno un maglio. Agli avversari incuteva timore già a distanza: il classico brutto, sporco e cattivo che non si vorrebbe mai incontrare sulla propria strada.

Nella sua biografia, pubblicata recentemente, Mike non si è nascosto: «Ero un egoista, un porco, un arrogante, un bullo, una merda, troppo ubriaco, quasi sempre drogato. Erba e cocaina, insieme. Ma anche morfina e allucinogeni. Un malato di sesso abbonato alle orge, se non eravamo in venti non mi divertivo. Un manesco che sragionava. Non mi sono mai sentito amato, a quel punto chissenefregava di comportarsi bene. Sono un topo da strada, vengo dal ghetto. Da ragazzo non sapevo nemmeno cosa fosse l'igiene, nessuno mi aveva detto che bisognava lavarsi. Nel libro non ci faccio una bella figura. Ma non mi importa: io rivendico il ghetto, gli appartengo, non mi vergogno».