Parlando della sua carriera cinematografica Banfi si è soffermato sui numerosi incontri femminili avuti sui set: «Ci sono tante belle donne che hanno lavorato con me. Non l’ho mai detto, ma ora voglio essere chiaro. Non mi hanno mai molestato. Che peccato». E a proposito del ruolo che ha più amato: «Quello in “Vieni avanti cretino”. È un film nato in ufficio, tutto inventato da me al momento. La maggior parte delle cose che molti ricordano a memoria, non erano nel copione, le ho inventate io al momento». Riflettendo poi su alcune espressioni usate nel film, Lino Banfi ammette che molte battute oggi non avrebbe potuto farle: «In “Vieni avanti cretino” per esempio dico “terrone maledetto ma chi lo consce a questo?”» oppure mi metto a cantare in pugliese stretto e mentre canto vengono fuori i sottotitoli in arabo. Oggi non l’avrei fatto, altrimenti avrei rischiato che mi tagliassero la gola. Il politicamente corretto è molto scorretto quando vuole essere corretto. Nella vita tocca anche passare per ignorante o per poco colto per far ridere le persone. In questo momento certe cose non le avrei fatte». Sui comici di oggi: «Mi piace molto Zalone, che mi ha sempre stimato e ha più volte detto che io ho aperto la strada alla pugliesità, che prima non c’era». Banfi poi racconta la nascita del personaggio legato a “Nonno Libero”: «Quando me lo vennero a proporre non mi piacque per niente questo nonno. Era un fetente, diceva delle parolacce, faceva dei gesti osceni. Dissi che non era un personaggio per me. Poi mi assicurarono che avrebbero cambiato delle cose, feci la prima serie, volevano mandarla in onda il pomeriggio ma un dirigente si impuntò per mandarla in onda di sera, perché era una fiction per famiglie, soprattutto per la presenza di questo nonno che riusciva a tenere unita la famiglia e le sue varie generazioni. Nonno Libero non mi è mai stato stretto, mi sono abituato all’idea, mi fa piacere che mi chiamino il nonno d’Italia. I bambini mi abbracciano per strada, è bello». In chiusura, un aneddoto su Luigi Di Maio: «È venuto a farmi gli auguri lo scorso 11 luglio, mi ha fatto tenerezza, sembrava mio nipote. Eravamo commossi tutti e due, aveva un mazzetto di fiori, mi ha fatto molto piacere e voglio ancora ringraziarlo. È bello sentirsi fare gli auguri a prescindere dall’ideologia politica. Mi disse che non gliene fregava niente per chi votassi, ma che voleva semplicemente farmi gli auguri. Una cosa molto bella».
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