L'Ebola diventa una fiction: Ridley Scott al lavoro su una mini-serie

Il regista Ridley Scott (filmforlife.org)
di Giacomo Perra
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Lunedì 20 Ottobre 2014, 15:20 - Ultimo aggiornamento: 15:58
Dai notiziari e dalle pagine dei quotidiani di tutto il mondo alla fiction televisiva (di qualità) americana. È la parabola mediatica del virus ebola, vera “star” del momento, che diventerà protagonista di una serie targata Ridley Scott. Il regista di “Alien” e “Blade Runner”, specializzato nel raccontare scenari fantascientifici spesso pericolosi e terrorizzanti per il genere umano, infatti sta lavorando a “Chrisis in the zone” - questo il titolo provvisorio dell’opera - insieme alla produttrice Lynda Obst.



Ultimate la riprese di “Exodus - Dei e re”, il suo ultimo film che in Italia uscirà a gennaio, Scott si è buttato a capofitto e con grande entusiasmo nel progetto, più attuale che mai anche se leggermente datato nella sua origine. Il serial, che sarà trasmesso dalla Fox, infatti, si ispira a “The hot zone”, il best-seller scritto nel 1994 da Richard Preston, di cui il network televisivo statunitense comprò a suo tempo i diritti.



Tratto da un articolo che lo stesso Preston pubblicò nel 1992 per il “New Yorker” e che Scott e la Obst opzionarono, il romanzo raccontava la lotta di due virologi contro l’ebola, oggi tristemente noto per aver ucciso 4.500 persone in Africa.



“Una serie, anche se breve, - ha raccontato Lynda Obst all’”Hollywood Reporter” - è un ottimo veicolo di racconto, perché non abbiamo il limite dei tre atti da rispettare come nei film. La velocità con cui l’Ebola uccide è il motivo per cui tanto ci spaventa. La gente sperava che il virus sarebbe rimasto in un qualche remoto paese del mondo. Ma è una fantasia del mondo moderno”.



Nato l’anno scorso proprio con la prospettiva di trasformarsi in una pellicola cinematografica, ora per svilupparsi il progetto del regista e della produttrice aspetta la pubblicazione di un nuovo articolo di Preston: dal pezzo dello scrittore, in uscita questa settimana per il “New Yorker” infatti, i due potrebbero trarre spunti importanti per arricchire e attualizzare la sceneggiatura del serial.