Andrea Delogu: «Io, stacanovista dell'intrattenimento. Ma ho passato un periodo di crisi»

Andrea Delogu: «Io, stacanovista dell'intrattenimento. Ma ho passato un periodo di crisi»
di Andrea Scarpa
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Lunedì 12 Novembre 2018, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 16:25

Dirle stacanovista è poco. Andrea Delogu, 36enne di Cesena, romana d'adozione - due anni fa ha sposato l'attore Francesco Montanari - al momento è in tv su Rai2 con B come sabato (con Gabriele Corsi del Trio Medusa, ovviamente il sabato) e Stracult Live Show (con Biggio e Giusti, il giovedì sera), e in radio tutti i giorni tranne il weekend con La versione delle due (con Silvia Boschero, Radio 2 Rai). E a dicembre farà anche il bis con Renzo Arbore e Nino Frassica - dopo il successo di un anno fa con Trenta e l'ode - con Guarda... stupisci, due puntate sulla canzone umoristica previste a dicembre su Rai2. Roba che neanche Barbara D'Urso (si fa per dire).

Non sarà troppo?
«Per carità. Meglio così».

Da piccola che sognava di fare?
«Parlare ed essere ascoltata. Sono cresciuta in un posto con tante persone, grandi e piccole, trattate tutte come bambini».

Si riferisce al fatto che fino a 10 anni è stata a San Patrignano?
«Sì. I miei genitori, tossicodipendenti, si conobbero lì».

Nel 2014 ha scritto un libro, La Collina, raccontando nel bene nel male la vita in comunità: in qualche modo l'ha scontata?
«Non mi sembra. Tanto stupore da parte di chi non sapeva, ma poi tutto bene. Di sicuro non potevo più tacere».

È vero che la prima volta sul palco annunciò Cristina D'Avena?
«Sì, a Rimini. Avevo 13 anni e il presentatore non si presentò. I miei genitori conoscevano l'organizzatore e così mi dissero che avrei dovuto pensarci io. Ero una sua fan. Ha presente Lady Oscar, Occhi di gatto?».

Dopo, crescendo, ha fatto di tutto: la Letteronza, la vocalist di un duo latino, radio, tv ... Oggi è brava a far cosa?
«Comunicare. Cantare non fa per me».
 

 

Perché?
«Semplice. Non so cantare. Mi vergognavo troppo. Dopo un tour nelle Filippine - tutto vero, giuro - ruppi il contratto. Pagai anche una penale pur di smettere. Eravamo in due, nome d'arte Cinema 2. Tremende...».

Dove vuole arrivare
«Non lo so. Ho 36 anni e non me li sento. Di sicuro non farò più ciò che non mi appartiene. Per il resto, non fisso obiettivi: voglio vivere tranquilla. Vado in analisi anche per questo».

Il punto di rottura qual è stato?
«Non sono fragile, so cavarmela da sola, ma dopo l'uscita del libro, in cui avevo raccontato per la prima volta tutto di me, ho avuto qualche attacco di panico. E un po' di depressione».

Adesso come va?
«Bene, ma sono sempre vigile. Non si sa mai. Quando si è suicidata Alessandra Appiano, sono rimasta senza parole. Non l'avrei mai detto».

Con i suoi genitori che rapporti ha?
«Ottimi. Si sono separati da anni, li vedo spesso, e ho deciso liberamente di aiutarli in tanti modi, anche economicamente. Loro lavorano tutti e due all'ospedale di Rimini».

La paura maggiore, oggi?
«Perdere mio marito. La nostra è una storia sofferta, costruita a fatica, ma bellissima. Aò! Ma non è che sembro cupa?».

No. Senta, che tipo di tv fa?
«Puro intrattenimento. Mi viene anche benino, dai».

Proposte bizzarre arrivate in questi anni?
«Tante. Mi hanno spesso chiesto di recitare, ma non lo so fare».

A casa è più artista lei o suo marito?
«Francesco. Io sono una che studia e racconta. Lui crea».

Con le rivincite come è messa?
«Benino. Ma devo prendermene ancora un po'».

La botta peggiore?
«Tre anni fa era fatta: dovevo presentare Sanremo Web. Poco prima della firma del contratto mi fanno sapere che il mio nome non era spendibile (alla fine le preferirono Sabrina Nobile, ndr). Sono rimasta quattro giorni sul divano senza muovermi».

A chi deve gratitudine?
«Marco Giusti che mi chiamò a Stracult. Renzo Arbore. E Paola Marchesini che mi ha voluto a Radio2».

Mai molestata?
«Certo, mai nessuna violenza però. Diciamo che prima di Vallettopoli, più o meno dieci anni fa, era come andare al supermercato: Se me la dai, ti faccio fare questo o quello. Io dicevo No, grazie, e non lavoravo. Poi niente più».

La rinuncia più importante?
«La serenità. Chi fa il mio lavoro dipende dagli altri. Non possiamo mai fregarcene».

In serie B, visto il programma che fa, chi ci mette?
«Gli egoriferiti 24 ore su 24. Quelli che pensano solo a se stessi».

Piano B?
«Piadineria romagnola a Roma.
Mi creda, so di cosa parlo».

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