Vittorio Sgarbi al Teatro Olimpico: «Raffaello? Una sorta di Strauss-Kahn del '500»

Vittorio Sgarbi
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Martedì 1 Ottobre 2019, 22:27
«Raffaello è la più rognosa di queste avventure. Un genio che non ha bisogno di me né del mio racconto. Il nostro più grande pittore, un filosofo, un sistematore di idee. Dipinge in presenza di Dio. Ha un solo punto dove appigliarsi: l'ossessione maniacale per le donne. Vasari racconta che non poteva dipingere senza appagare i suoi sensi».

Così, dopo Caravaggio, Michelangelo e Leonardo, Vittorio Sgarbi prosegue nella sua galleria di grandi anniversari e porta in scena
Raffaello, il maestro delle Madonne e della Scuola di Atene, alla vigilia dei 500 anni dalla morte (dal 9 al 13/10 al Teatro Olimpico di Roma).

Uno spettacolo, dice, «che dovrò ridurre: al momento dura oltre 4 ore, tanti sono i capolavori realizzati in 37 anni di vita». Ma già pensa ai prossimi capitoli. «Dante, nel 2021 - dice - Ci potrebbe essere un Canova nel 2022. Soprattutto vorrei dedicare uno spettacolo ad Artemisia Gentileschi e uno agli 'invisibilì, maestri come l'Ortolano o Saturnino, bravissimi ma sconosciuti». 

Per ora, c'è Raffaello Sanzio (1483-1520), in scena con le musiche di Valentino Corvino ispirate ai sonetti del maestro e con il contributo di sei giovani videomaker. E subito arriva la sorpresa, perché mai nessuno avrebbe osato immaginare che proprio lui, il fanciullo rimasto orfano di padre ad appena nove anni, cresciuto alla bottega del Perugino, divenuto il prediletto (insieme a Michelangelo) dei Papi Leone X e Giulio II, soprattutto il più celebre ritrattista di Madonne di tutti tempi, poi fosse «schiavo» delle sue passioni carnali.

«Raffaello - racconta Sgarbi - è  una sorta di Strauss-Kahn del '500. Vasari racconta che non può dipingere senza appagare i suoi sensi. A 17 anni si mette a fare i capricci quando non gli portano la Fornarina perché non può  fare sesso con lei».

Cronache a parte, «lo spettacolo sarà soprattutto un racconto di meraviglie, visivamente bellissimo», proprio per quella infinita galleria di capolavori realizzati in appena 37 anni di vita. «Per fortuna Raffaello non visse di più o lo spettacolo sarebbe durato sei ore - ride Sgarbi - Già nel 1504, a 21 anni, aveva raggiunto la perfezione con lo Sposalizio di Brera. Raffaello è uno che dipinge 50 Madonne e non ce n'è una uguale all'altra. Con l'Estasi di Santa Cecilia e gli strumenti ai suoi piedi dipinge la prima grande natura morta. Francesco Francia,
che si credeva il Raffaello di Bologna, quando vede una sua opera muore d'infarto».

Nello spettacolo si ripercorrerà il rapporto, sereno, con Michelangelo e anche l'illuminazione davanti alla Gioconda di Leonardo, alla base dei suoi dipinti femminili.
E poi l'influenza sui pittori del nord e qualche piccola scoperta. Come «la cornice attribuita a Gagini dello Spasimo di Sicilia, per me invece di Raffaello». E le due opere che arriveranno in Italia dal Louvre «per un felice scambio del ministro Franceschini con l'uomo di Vitruvio e un paio di opere minori di Leonardo: ovvero il Baldassarre Castiglione, per me il più bel ritratto al mondo. E l'autoritratto, in cui Raffaello somiglia un pò a Depardieu, con davanti un giovane, che sembra chiamare le ragazze per lui».
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