Ranieri torna Riccardo III. «Non è un re ma un attore»

Ranieri torna Riccardo III. «Non è un re ma un attore»
di Filippo Bernardi
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Venerdì 16 Ottobre 2015, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 21:48

Quando una manciata d'anni fa andò a chiedere a Ennio Morricone di fargli le musiche si sentì rispondere così: «Riccardo III? Ma chi te lo fa fare?». «Non lo so», risponde ancora oggi Massimo Ranieri che però intanto con la sua rilettura della tragedia shakespeariana ha fatto il pieno di critiche entusiaste ovunque. Dal 22 ottobre al primo novembre, a un anno quasi esatto dalla messa in scena al Brancaccio, torna a Roma aprendo la stagione dell'Ambra Jovinelli.


«Recitare nel teatro della città, dove sono passati i grandi veri, da Totò alla Magnani, fino a Petrolini, è un onore e un piacere enorme», sorride orgoglioso.

Ed è un orgoglio sincero, che quando sei un artista dal talento universalmente riconosciuto, non è per niente scontato. Ma Ranieri è così, ancora genuino come lo scugnizzo che fu.

La ricetta dello spettacolo, di cui è regista prima ancora che attore protagonista, è la modernità. Un Riccardo III ambientato negli anni 40 e quasi cinematografico, compresso in poco più di due ore, in cui Ranieri è pressoché sempre in scena. Una versione noir dell'opera anche nella scenografia (di Lorenzo Cutuli) e nei costumi (Nanà Cecchi). Dominano il bianco e il nero.

IL TESTO

«Riccardo III è il testo più ostico, duro e complesso della teatrologia shakesperiana», continua Ranieri (nella foto Nicola Dalla Mura/Agenzia Toiati durante l'intervista). E allora cosa è scattato per decidere di affrontarlo proprio ora, a questo punto della sua lunga carriera? «La verità è che credo che non si sia mai davvero pronti per portarlo in scena. In fondo è stato ucciso a 33 anni, ma letteriaramente parlando non ha età. Io ci ho provato e mi è andata bene, ma ancora oggi ho paura di andare sul palcoscenico ed affrontarlo perché ti sguscia dalle mani, perché non è un re, è un attore che recita il ruolo del re malvagio».

La chiave della versione "ranieriana" dell'opera (frutto della collaborazione con Masolino D'Amico per la traduzione e l'adattamento) è tutta qua. «Siccome mi fanno tutto questo ho deciso di fare il cattivo», dice più o meno Riccardo III a inizio spettacolo. «Non è davvero malvagio, decide di farlo. Insomma: si mette un vestito, una maschera, un costume proprio come noi teatranti. Del resto - sorride l'ex scugnizzo - non sono grandi attori tutti gli uomini di potere? Non recitano un ruolo che deve suscitare applausi e consensi?»