Dyskolos, ossa Lo Scorbutico, in scena a Roma nell’ambito del tour dei Teatri di pietra nella splendida area archeologica di Malborghetto sulla Flaminia il 12 luglio alle 21.00, è una commedia di Menandro rappresentata per la prima volta nel 317 a.C., ma incredibilmente attuale: il dio Pan fa innamorare il riccio e giovane Sostrato di una semplice ragazza di campagna, figlia di un vecchio misantropo, Cnemone.
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Menandro, che descrive con acume e ironia quest’uomo aggressivo e chiuso nella stretta gabbia dei propri interessi, affida ai due giovani della commedia, il ricco innamorato Sostrato e il povero e dignitoso Gorgia, il compito di vincere la sua misantropia e consentire il superamento della diversa condizione sociale dando vita, forse, ad una nuova comunità.
Di quel memorabile spettacolo, che portava la firma di Egisto Marcucci, il maestro Aurelio Gatti - che ora coordina la rete dei Teatri di pietra - aveva curato un coro per un gruppo di giovani attori, mentre Germano Mazzocchetti aveva composto intramontabili musiche, ancora oggi qui riproposte. Splendide le maschere realizzate da Luna Marongiu su modello di quelle utilizzate nell’antica Grecia: ogni attore ne indossa almeno quattro per entrare e uscire dal proprio ruolo.
Di grande fascino poi la storia dell’Arco presso il quale si terranno gli spettacoli fino al 14 luglio, dopo Dyskolos (12 luglio), 8 venti e infiniti canti (13 luglio), Caruso (14 luglio); oggi è un casale che ha inglobato un arco quadrifronte del IV secolo d.C. posto all’incrocio tra la via Flaminia e la strada di collegamento tra Veio e la Tiberina. La tradizione vuole che Costantino, accampatosi in questo luogo, abbia visto al tramonto nel cielo il segno della croce; il giorno dopo, il 28 ottobre del 312, Costantino sbaragliava ai Saxa Rubra l’esercito di Massenzio che moriva nelle acque del Tevere e, in memoria di questa vittoria, nel 315 d.C. il Senato Romano fece erigere nell’Urbe l’arco bifronte presso il Colosseo e forse nel Suburbium quello di Malborghetto.
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