Rigoletto di Verdi trionfa alla Scala con la regia di Martone

Rigoletto alla Scala di Milano, credit Brescia e Amisano
di Luca Della Libera
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Martedì 28 Giugno 2022, 18:38

Serata trionfale, lunedì sera alla Scala. In scena una replica di “Rigoletto” di Verdi che alla “prima” aveva ricevuto applausi ma anche dissensi nei confronti del regista Mario Martone.

Forse gli orfani del “Verdi di una volta” erano rimasti delusi dalla mancanza di gobbe, trine, merletti e quant’altro. Martone ha invece preferito declinare  la vicenda del giullare al presente, sottolineando il conflitto sociale della vicenda: Rigoletto qui è un pusher che rimedia cocaina a una banda di ricchi bellimbusti.

Sul palcoscenico (le scene, bellissime, sono di Margherita Palli) c’è un grande girevole, con due ambienti. Nel primo troviamo il Duca di Mantova, i suoi amici  e ragazze mozzafiato, dove girano alcool, cocaina e separé. Nel secondo, un misero scantinato in penombra  si aggirano Sparafucile, i  diseredati  e le ragazze che hanno appena prestato i loro servizi alla corte del Duca tornano per cambiarsi e lavarsi. Sono i bassifondi della società, luoghi dove trovare piacere a buon mercato, come dimostra la scena in cui il Duca canta “Bella figlia dell’’amore”, avvinghiato a Maddalena nella penombra.

Tra i tanti pregi dello spettacolo spicca la magistrale tecnica teatrale nella gestione del palcoscenico, sia nella recitazione dei personaggi sia nelle controscene, nelle quali ogni passo ed ogni gesto hanno una loro chiara giustificazione drammaturgica.

Martone ha restituito a Verdi quello che gli spetta: un testo di forte denuncia sociale, che è poi la cifra del suo modello, “Le roi s’amuse” di Victor Hugo.

Il regista ha anche  aggiunto  un epilogo inedito, inteso come l’unica, terribile, soluzione al conflitto. L’opera finisce con una strage: il  Duca e la sua corte sono uccisi a coltellate e  mazze da baseball  dalla “corte” di Rigoletto con schizzi di sangue ovunque, come in un film splatter.

Sul podio Michele Gamba, che  ha fornito una concertazione incandescente, con tempi serrati (su tutti “Cortigiani vil razza dannata”), offrendo un ottimo equilibrio tra buca d’orchestra e palcoscenico. Cast vocale di gran classe. A cominciare da Amartuvshin Enkhbat nel ruolo del titolo, migliore come qualità vocali che non attoriali, per proseguire con Nadine Sierra, una Gilda intensa e a posto vocalmente, e con Pietro Pretti, voce calda, “italiana” e dalle linee omogenee. Ottime anche le prove di Gianluca Buratto (Sparafucile), Marina Viotti (Maddalena). Teatro colmo e giustamente prodigo di applausi per tutti.

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