Il testo scritto da Lorenzo Gioielli, porta lo spettatore a compiere un viaggio nelle tante anime dell'uomo, pronto a confrontarsi con la morte, con la vita e con i suoi incredibili miracoli. Preziose le interpretazioni dei quattro in scena, catturati e indotti in trance da un testo che scava a fondo, pizzicando corde che provocano sinfonie malinconiche e che tengono in pugno il pubblico, catturato dai misteri di vita dei singoli protagonisti. Efficace la scena che ripropone la stanza di una clinica in cui si consuma il dolore per una storia sospesa tra la vita e la morte, una catarsi con cui ogni personaggio trascritto da Gioielli è indotto a confrontarsi e con cui, inevitabilmente, il pubblico si identifica. A cosa siamo disposti a credere per non soffrire? E quanto è grande il bisogno di toccare il fondo per poi tornare in superficie? Un intento nobile ed un'esecuzione giusta di un testo che al termine della rappresentazione, lascia in bocca il sapore agrodolce della vita, della morte e dei suoi miracoli.
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