Gigi Proietti e l'amarezza (più che legittima) per non aver mai diretto il Teatro di Roma

Gigi Proietti e l'amarezza (più che legittima) per non aver mai diretto il Teatro di Roma
di Katia Ippaso
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Lunedì 2 Novembre 2020, 20:25 - Ultimo aggiornamento: 22:29

Nello sguardo di Gigi Proietti c’è sempre stato qualcosa che mi faceva pensare a Vittorio Gassman. Eppure erano due figure così diverse, nell’aspetto, nei ruoli, in tutto. Scorrendo la biografia teatrale di Proietti, Gassman fece una regia con Gigi protagonista una sola volta. Era il 1981 e il grande mattatore diresse il giovane Gigi nell’Edipo Re di Sofocle. Poi più niente. Ma c’è in quello spettacolo, che oggi suona quasi come un atto mancato, un lapsus, una specie di profezia.

Sia Gassman che Proietti soffrirono tutta la vita una specie di svista collettiva. Gassman voleva passare alla storia come grande poeta e attore shakespeariano,  cosa che parzialmente gli è riuscita, e in vecchiaia era evidente questo suo leggero malessere, Proietti soffriva per non essere stato abbastanza compreso e valorizzato come attore drammatico e come demiurgo della scena.

Aveva sempre una specie di risentimento che qualche volta gli sfuggiva anche a parole, ma che la maggior parte del tempo usciva fuori come consapevolezza dell’ingiustizia di questo mondo, che pure lui aveva contribuito a tenere in piedi, nelle forme ariose, intelligenti, magnifiche che non solo gli italiani gli riconoscono e per cui gli saremo tutti eternamente grati.

Proietti soffriva per l’atteggiamento snob di certa critica che da un certo punto in poi lasciò alla cronaca il racconto dei suoi atti artistici, confinandolo nel fenomeno popolare. Soffriva anche perché le istituzioni non gli avevano mai dato quello che meritava. Gigi Proietti ha diretto tre teatri romani, il Brancaccio e il Brancaccino (2001-2007) e poi, da visionario quale era, si inventò il Globe Theatre, che in tutti questi anni ha dato una direzione immaginifica e calorosa alle estati romane (parliamoci chiaramente, se non fosse stato per lui, cos’altro avremmo dovuto fare? È mancata una idea culturale per la città d’inverno, figuriamoci d’estate). 

Tutto questo l’ha fatto combattendo assiduamente, quasi imponendosi.

Ma è mai possibile che nessuno, in tutti questi decenni, abbia mai pensato di affidargli la direzione del Teatro di Roma? Cosa aveva Proietti che non andava? Un uomo che ha fatto la storia del teatro, che ha collaborato con tutti i più grandi artisti-registi, da Carmelo Bene a Cobelli, da Calenda a Garinei e Giovannini, da Gigi Magni a Sam Shepard, un inventore di forme pure e soprattutto destinate e rimanere nella mente di chiunque si sia avvicinato a lui, un pedagogo, un maestro (quante volte usiamo a sproposito questo termine, che invece nel suo caso è perfetto), un artista che ha formato intere generazioni di attori a governare il comico, il drammatico, il parodistico, il linguaggio muto, il canto, qualsiasi cosa, il timoniere di quella grandiosa macchina scenica che è stato il Silvano Toti- Globe Theatre, insomma, chi altri avrebbe potuto donare alla città di Roma uno sguardo, una prospettiva, una bellezza, se non lui?

Eppure così non è stato, tante amministrazioni si sono avvicendate e nessuna è riuscita ad avere la lungimiranza e la forza di porre Gigi Proietti alla direzione del Teatro di Roma. Sarebbe stata una cosa giusta, giustissima, la città ne avrebbe gioito, ma immaginare la gioia dei cittadini è l’ultimo dei pensieri dei nostri politici. Lui se ne è andato anche con quest’amarezza. E noi non abbiamo potuto vedere un grande maestro all’opera per la sua città. 

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