Pech al Teatro dell'Opera: «Nel mio Lago dei Cigni, relazioni ambigue e tradimenti»

Il Lago dei Cigni, coreografia di Benjamin Pech
di Simona Antonucci
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Domenica 29 Dicembre 2019, 22:02
Il malefico Rothbart? Il mago che trasforma la bella Odette in un cigno? «Eliminato. Perché l’anima nera è Benno, manipolatore invidioso che porterà il principe alla rovina». E il principe perché si fa plagiare da un amico d’infanzia? «È un ragazzo fragile. Intreccia con Benno una relazione ambigua. Del resto, quando la mamma gli organizza il ballo per scegliersi una sposa ed ereditare il regno, lui s’innamora di un uccello... Che uomo è?». Ma le due signore piumate, la bianca e la nera, Odette/Odile, stanno a guardare? «In questo balletto le donne sono frammenti di un puzzle. Diversamente da Giselle, la Bella Addormentata, qui è l’uomo il protagonista assoluto». 

Benjamin Pech, coreografo francese, 45 anni, presenta la sua lettura del Lago dei Cigni. E la favola su cui Ciajkovsij ha creato un capolavoro diventa una tragedia shakespeariana. Con un Benno-Iago avido di potere e motore di una storia di tradimenti che gronda psicanalisi, e un principe che si rifugia tra le gonne-grembo della madre, inseguito dai fantasmi dell’omosessualità che già tormentavano il musicista russo.

Il balletto accompagna per il secondo anno consecutivo gli spettatori del Teatro dell’Opera durante le feste natalizie: debutto il 31 dicembre, repliche fino all’8 gennaio. Con l’étoile Rebecca Bianchi, la prima ballerina Susanna Salvi, i primi ballerini Claudio Cocino e Alessio Rezza, i solisti Giacomo Castellana e Michele Satriano, e gli ospiti Polina Semionova prima ballerina, Amandine Albisson étoile dell’Opéra di Parigi e Daniel Camargo guest principal dancer. Scene preziose di Aldo Buti, luci di Vinicio Cheli. Sul podio Nir Kabaretti e Carlo Donadio. 

«Una coreografia rivisitata, ma non rivoluzionata», aggiunge Pech, già étoile dell’Opéra di Parigi, primo maître e assistente alla direzione del Ballo del Costanzi, che, con la sua versione di uno degli spettacoli icona della tradizione classica, ha registrato lo scorso anno il massimo incasso nella storia del balletto in scena all’Opera di Roma. Un po’ sognante, grazie alle atmosfere dell’Ottocento dorato ispirate a Fabergé, e molto visionario come il dipinto “L’Isola dei Morti di Böcklin che domina il palco. Un cult da tutto esaurito.

«Io vengo dal mondo classico», conclude Pech, «e il mio approccio è quello di portare modernità nel solco della tradizione. Ho lavorato sulla pantomima, smorzando l’enfasi del gesto». E ha osato qualche taglio musicale qua e là: «Pochi minuti, ma fondamentali per mantenere alta la tensione. Ho eliminato anche l’intervallo tra il terzo e i quarto atto. In quel momento l’emozione è alle stelle. Interrompere sarebbe come mandare in onda uno spot poco prima di un delitto».

Teatro dell’Opera di Roma, piazza Beniamino Gigli 7. Dal 31 dicembre all’8 gennaio 
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